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venerdì 31 ottobre 2008

Che rossore!

Da una dozzina di anni e più a questa parte la politica del nostro paese ci ha procurato un sacco di imbarazzi e la situazione sta peggiorando enormemente. Tuttavia c'è un popolo che già da svariati anni ormai sta vivendo una situazione di imbarazzo maggiore... ah ah ah ah!

Uno studio rivela: i preservativi in commercio sono troppo grossi per la media indiana
indiane
In India la lunghezza del pene nelle prime settimane dalla scoperta è diventata un argomento da prima pagina. Adesso è qualcosa di cui non parlare mai...
Il Consiglio indiano per la ricerca medica ha infatti completato nel 2006 una ricerca, durata due anni, che ha coinvolto milleduecento indiani, tutti volontari, a cui è stato misurato il pene al millimetro. Analogamente a quanto era accaduto per un'analoga ricerca in Germania, i risultati hanno provocato un grande imbarazzo nella società indiana: quel che è emerso, infatti, è che la maggior parte dei maschi esaminati ha il pene più piccolo rispetto agli standard internazionali usati per la produzione di profilattici – una differenza che va dai 2,4 ai 5 centimetri. Secondo la ricerca questo implica che, durante i rapporti sessuali, il 20 percento dei condom si sfila o si rompe: uno su cinque, quindi, è inefficace, con le prevedibili conseguenze in termini di gravidanze indesiderate e trasmissione di infezioni di ogni tipo. La soluzione sarebbe produrre per il mercato indiano preservativi più piccoli, ma – come sottolinea il dottor Chander Puri, membro del Consiglio indiano per la ricerca – bisognerebbe venderli nei distributori automatici perché gli uomini si vergognerebbero a chiedere in farmacia la taglia “extra-small”.

Quanto conta la taglia? Il rapporto sulla lunghezza dei peni indiani, comunque, ha suscitato lo sdegno di molti interessati, che si sono affrettati a smentire di essere da meno, per esempio, dei rivali europei. E ha poi scatenato il dibattito sulla stampa locale: è davvero la dimensione quella che conta? Meglio la quantità o la qualità? Medici, scienziati, commentatori di ogni sorta e semplici cittadini sono stati invitati a dire la loro. E spicca, fra questi, la replica di una donna: “Se la lunghezza fosse davvero un grosso problema, qualcuno potrebbe spiegarmi perché la popolazione indiana è così numerosa?”.
Articolo tratto da PaceReporter

Forse la popolazione indiana è così numerosa perché il poco non soddisfa e lo si prende troppo! ah ah ah!
Indiani non fatene un dramma! Sono altre le cose brutte! Ah ah ah ah ah ah ah ah!

giovedì 30 ottobre 2008

Un baratro che non ha fine!

corteo di protesta
La legge 133 della pseudo-riforma Gelmini, che, oltre ad un drastico taglio di fondi all'università e alla ricerca e alla trasformazione delle università in fondazioni, negando tra l'altro ai meno abbienti (in crescente aumento in Italia) la possibilità di studiare, è solo la punta dell'iceberg.

Alla base c'è il progetto di dequalificare la scuola e l'università pubbliche per avvantaggiare in tempi non tanto lunghi quelle private. Questa logica è stata smascherata più di cinquant'anni fa già da Piero Calamandrei.

Riporto qui un suo discorso che mai come ora deve essere ricordato:
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico

(in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)

Chissà quante ne avrete sentite su internet in televisione e sul giornale. Molti convengono sul fatto che l'Italia spenda per la scuola più della media europea anche se in questa lettera viene dimostrato il contrario, ma sicuramente la nostra nazione non ha mai investito molto nella ricerca con gravi conseguenze a tutti i livelli. Io so solo che a mio fratello, che è uno bravo, dopo che si è laureato in ingegneria elettronica è stato proposto di fare ricerca all'università di Roma per 800 euro al mese. Ha resistito per 4 mesi, ma voleva farsi una famiglia...

mercoledì 22 ottobre 2008

Contro l'ignoranza di regime

LA SPERANZA HA DUE BELLISSIMI FIGLI: LO SDEGNO E IL CORAGGIO.
LO SDEGNO PER LE COSE COME SONO, IL CORAGGIO PER CAMBIARLE. (AGOSTINO DI IPPONA)

Le cose non accennano a migliorare: la Riforma Gelmini, con la l. 133/2008, di sicuro non nasce da uno studio dell’esistente bensì dalla mera esigenza di tagli che cadono come una mannaia sul sistema scolastico ed universitario.
Si può intravedere un progetto educativo e formativo in tutto questo? A prima vista no, ma andando un po’ più a fondo, sì: far in modo che le porte dell’università si aprano solo per i più abbienti.
Italia al cappio
Italia al cappio!
Si sta giocando in maniera sconsiderata con il nostro futuro e con il futuro della società stessa!
Il ministro Gelmini e i suoi consiglieri non si rendono conto che riducendo i finanziamenti pubblici e aumentando i costi a carico degli studenti non ottengono automaticamente il miglioramento della qualità della formazione universitaria, in quanto con i loro “interventi” non viene toccato nessuno dei punti di sofferenza del sistema universitario, ma ottengono solo di renderlo asfittico.
Nel momento in cui non tutti possono accedere a tutti i gradi dell’istruzione in Italia perdiamo un’altra importante fetta di democrazia!
Perché gli autori della cosiddetta riforma Gelmini non si confrontano, prima di decidere, con chi vive i problemi in prima persona e quindi può meglio individuare le soluzioni? Invece preferiscono mandarci la polizia in tenuta antisommossa.
In questa situazione di emergenza è diritto-dovere di chi lavora e studia nell’università non solo protestare, ma anche fare delle proposte che mirino ad elevare la qualità della formazione universitaria, sanando anche gli sprechi e le disfunzioni che innegabilmente esistono. L’università ne è certamente capace anche se non diventa una fondazione.
Perché lo Stato si scaglia sempre sul più debole, in questo caso la scuola e l’università, invece di agire sugli sprechi in atto in altri settori, in cui i tagli più che dovuti potrebbero fare solo del bene all’economia e alla società? E’ evidente: lì agiscono poteri ben più forti dove gli interessi dei singoli prevalgono sul benessere della collettività. Ci si riferisce ad esempio ad enti come le Province, gli enti di bonifica e in generale ai finanziamenti pubblici clientelari...

documento pdf Scarica da qui il Manifesto anti Gelmini in formato pdf

giovedì 9 ottobre 2008

Scoperti due nuovi continenti nel 1997!

Area approssimativa dei continenti di spazzatura

Le scoperte geografiche hanno occupato da sempre un ruolo fondamentale nella storia. Basti pensare al fatto che gli storici hanno deciso di far cominciare l'età moderna convenzionalmente dalla scoperta dell'America.
Questa volta però, anche se la nuove scoperte geografiche avrebbero dovuto cambiare il mondo più di quanto sia avvenuto in passato, in realtà non è successo niente. Forse perché a differenza delle altre volte se in questa occasione doveva cambiare qualcosa, o meglio ancora tutto, non sarebbe potuto cambiare niente in negativo, ma solamente in positivo ed è per questo che si è preferito lasciare tutto com'era.
Il Cristoforo Colombo della situazione è un certo Charles Moore, erede di una famiglia di petrolieri, che, dopo questa scoperta accidentale e sensazionale (è strano che nessuno se ne sia accorto prima visto che c'erano già i satelliti) avvenuta mentre navigava a margine di una regata, vendette le sue partecipazioni nell’impero di famiglia e divenne un ambientalista militante. Sì perché gli ultimi continenti scoperti sono di spazzatura!

rubbish soup (minestrone di spazzatura)
Gli americani hanno definito
questi continenti “rubbish soup”
(minestrone di spazzatura) o
“plastic soup” (minestrone di plastica)
Si tratta di un’enorme distesa di rifiuti che copre un’area addirittura doppia a quella degli Stati Uniti. L’immensa massa di spazzatura, divisa in due grandi blocchi, viene tenuta insieme dalle correnti, un po’ galleggia finendo periodicamente sulle spiagge e un po’ si deposita sul fondale. L’enorme discarica ha inizio a circa 900 kilometri dalla costa californiana e si estende lungo l’Oceano, supera le Hawaii e sfiora pure il Giappone. Ovviamente dentro vi si trova di tutto: dai mattoncini lego alle mongolfiere bucate e non mancano rifiuti risalenti ai primi inizi del secolo scorso che si trovano al centro dei continenti, fornendo una data più o meno esatta di quando il nuovo continente ha iniziato a formarsi.
Quando Colombo scese sull'isola di S. Salvador baciò la terra promessa che lo aveva salvato dall'ammutinamento imminente dei suoi marinai. Mi domando invece cosa abbia fatto o detto Moore quando ha visto la spazzatura promessa sì, ma che nessuno ha cercato... ah ah ah ah ah! “Per una settimana - ha detto in un'intervista - mi sono ritrovato in mezzo a un mare di immondizia. Come avevamo potuto insozzare un’area così gigantesca?
Tanta monnezza!
Come potrebbe non essere così, la monnezza che produciamo non svanisce nemmeno quando la si brucia...
Pare che circa un quinto della spazzatura arrivi lì perché gettata dalle navi, il resto proviene dalla terraferma e il suo ritmo di crescita è molto elevato. La plastica galleggiante provoca ogni anno la morte di migliaia di mammiferi marini e di circa un milione di uccelli, invece l'uomo non ha e non avrà mai alcun problema! ah ah ah ah ah ah ah! Ed è per questa beata incoscienza che la produzione di monnezza è in costante aumento.

mercoledì 8 ottobre 2008

Quando gli ebbri fanno BOOM alle 4:30 a.m. ...

Oggi parleremo di un'ebbrezza da stigmatizzare.

Siamo abituati a pensare agli incidenti mortali come ad un qualcosa che avviene in un attimo, che non dà tempo di pensare, che non dà tempo di evitare il dramma, mentre in realtà quello che avviene in un attimo è solo per così dire la conclusione finale di una catena di eventi. Molto spesso, infatti, il dramma può essere scongiurato con largo anticipo.
Capire il comportamento dei ragazzi non è tanto difficile quanto capire la società dei ragazzi: un ennesimo spicchio dell’Italia con regole comportamentali sancite dalla microcultura del gruppo che non necessariamente coincide con la cultura degli adulti e l’etica dello Stato. Altrimenti non ci sarebbero differenze, al di là dell’età, tra padri e figli.
Sostanzialmente l’abuso di alcol, l’uso di droghe e gli eccessi in generale sono la causa principale delle stragi e dei fatti di cronaca nera che colpiscono i giovani. Una prima riflessione porterebbe a credere che a rendere questi incidenti possibili sia il troppo benessere, chiaramente perché se non è possibile procurarsi auto veloci, droga e alcol, è molto più difficile che si verifichino le stragi in strada. Tuttavia la vera causa non è da ricercare nel benessere economico, ma nel malessere interiore delle nuove generazioni.
Sempre più privati di sani ideali, di giusti modelli da seguire, gli individui della società moderna vengono continuamente bombardati da messaggi assillanti che direttamente o indirettamente portano all’autodistruzione prima della sensibilità umana e poi dell’uomo stesso e sono i giovani le vittime più ignare. Sabato sera dopo sabato sera siamo sempre più spinti a superare i limiti precedenti perché questo porta ad un attimo di soddisfazione, euforia e superamento delle convenzioni sociali, attimo che per essere ritrovato ha bisogno di stimoli maggiori. Ed ecco nascere gli uomini maledetti, ma questa volta senza poesia.
Diventa chiaro che il fiume non può essere arginato quando già è in mare e che quindi per risolvere il problema delle stragi in strada, come tanti altri problemi simili, c’è bisogno di una politica di prevenzione più ad ampio respiro che non si limiti a emanare leggi rivolte all’ultima fase di una lunga catena di eventi ignorando tutto quello che c’è dietro.

Un sistema efficace per evitare le stragi del sabato sera è quello di responsabilizzare i giovani. Questo può essere fatto, oltre che nell’ambito della famiglia, se è sana, anche e soprattutto nella scuola, che non deve mai rinunziare ad educare dando ai giovani saldi valori, e, perché no, nelle scuole guida. Queste sono fondamentali in quanto mezzo più comune per ottenere la patente di guida, per cui non debbono limitarsi ad istruire i giovani sul codice della strada e sul modo corretto di guidare, ma devono anche mettere in guardia da situazioni pericolose che pur sconfinando apparentemente dal codice stradale, in qualche modo sono collegate ad esso e sono la causa delle tante stragi. Fondamentale è insegnara ai giovani la cultura del limite e dei propri limiti, favorendo la consapevolezza e il rispetto per la vita in tutte le sue forme. Una società è malata quando gli individui che ne fanno parte sono malati ed è per questo che la morte assurda di un giovane, come lo è la morte in strada, non è solo fonte di cordoglio, ma rappresenta anche un fallimento della società in cui avrebbe dovuto compiersi proficuamente la parabola della sua vita.

lunedì 6 ottobre 2008

Bevevano i nostri padri?

Se ne vedono di cose brutte nella vita ma nonostante questo io voglio brindare come mi ha insegnato nonno!

Bevevano i nostri padri? Sì! E noi che figli siamo beviam beviam beviam!

La vendemmia si fa in questo periodo e proprio per questo voglio ricordare un po' di quella civiltà contadina meridionale che invece di evolversi come è successo a quella settentrionale è scomparsa. Due sono le cose in alcuni casi: o ti pieghi o ti spezzi.

Ero piccolo, ma ricordo ancora quando nel mio paese natio iniziava la vendemmia. Le donne, in genere vicine di casa o di podere, raccoglievano in grosse ceste l'uva lungo i filari della vigna. Il lavoro diventava festa: si parlava, si rideva, si cantava, mentre le mani si muovevano leste fra i tralci rosseggianti. Poi si caricavano gli asini delle "sporte" piene di uva fino all'orlo e il loro fitto andirivieni per le vie del paese diffondeva un forte profumo di uva moscatella o di uva fragola, che attirava frotte di bambini, a cui generosamentevenivano distribuiti interi grappoli. Che goduria. In altri tempi, mi raccontava mio nonno, si macinava l'uva calpestandola con i piedi. Immaginare la scena di un uomo nella tina che a piedi nudi schiacciava i grappoli mi affascinava. Ma nella mia infanzia esisteva già il torchio che facilitava di molto il lavoro. Era anche uno spettacolo unico assistere al liquido che usciva dalla tina e riempiva i fiaschi. Il mosto era dolce e profumato e noi bambini lo gustavamo con vera golosità. Bene scrisse il poeta:

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.

Di irripetibile, senza dubbio, era quell'atmosfera di festa che inebriava come il vino e che si ripeteva ogni anno come un miracolo della natura a cui l'uomo aveva il privilegio di partecipare anche lui godendo di doni purissimi. Chi non tornerebbe indietro in quest'aridità che sta travolgendoci?