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mercoledì 14 ottobre 2009

Il gioco nel Cilento

Nei mesi invernali l’esigua popolazione cilentana si diverte un mondo a spalare la neve, ripulire i canali di irrigazione dell’acqua per i campi, recuperare la pecora pioniera che si avventura in chissà quale selva oscura. Ma questi giochi vengono praticati soltanto dagli adulti. I ragazzi passano le giornate ad inseguire un pallone o a scappare dai lupi, che fra l’altro sono sempre meno numerosi. Capita anche qualche volta che qualcuno faccia qualcosa di originale che non sarebbe divertente se non fosse assurdo, e giù di lì a parlare per mesi dell’avventura, prodezza, capolavoro o grande cavolata compiuta.
Bando agli scherzi! Nel Cilento, in realtà, vengono praticati ancora molti giochi ormai sconosciuti in altri posti. È possibile suddividere questi giochi per età dei praticanti. Per gli adulti è sicuramente interessante il gioco del caciocavallo: le squadre dei partecipanti, che possono essere di numero pari o dispari, utilizzano un caciocavallo semi-stagionato da tenersi nel palmo della mano per essere lanciato con un tiro simile a quello del bowling. L’abilità è nel saper accompagnare il peso durante il tiro controllato in modo da dare un angolo di uscita dai trenta ai quaranta gradi rispetto alla strada. Lo scopo del gioco è quello di arrivare per primi a completare il percorso, che non è inferiore ai 400 metri. La testa del caciocavallo durante il rotolamento lo fa girare a destra o a sinistra in modo da superare le eventuali curve e ostacoli del percorso. L’abilità richiesta è quella di riuscire ad imprimere la giusta dose di forza al caciocavallo basandosi sul suo baricentro e sulle caratteristiche del percorso che si deve seguire. Al termine le squadre perdenti offrono una cena alla squadra vincente incassando le derisioni dell’altra squadra senza controbattere.
Mazza e piuzu invece è sicuramente il gioco più praticato dagli adolescenti. Esso richiede precisione e concentrazione, forza misurata e una certa rapidità nei movimenti.
Si utilizzano due bastoni di diversa lunghezza: quello corto, lu piuzu, di circa 15 cm., appuntito ad entrambi i lati, viene posato a terra e con il bastone più lungo, circa un metro, gli si dà prima un colpo su un’estremità facendolo saltare in aria, per poi colpirlo al volo nuovamente. A questo punto vince chi lancia lu piuzu più lontano possibile. Il perdente adda cacà la parredda: deve trasportare sulle spalle il vincitore per tutta la distanza coperta dal lancio del piuzu, ubbidendo a tutti gli ordini del vincitore che si fa corpo morto e lo cavalca come un asino.
Esiste anche la caccia alle lucertole che però richiede abilità notevoli perché si utilizza il semplice culmo di una graminacea perenne, flessibile e resistente, chiamato chiaccolo, alla cui estremità viene applicato un nodo scorsoio, che si fa sempre più stretto con le sollecitazioni. A questo punto con passo felino e senza mai guardare direttamente la lucertola ci si avvicina alla preda che si crogiola al sole. Si fa passare il nodo aperto intorno al collo della lucertola e si dà uno strattone. A questo punto il gioco è fatto. Molti dopo la cattura liberano la lucertola, mentre altri sono capaci delle torture più inaudite.
Non è possibile, in questa sede, parlare di altri giochi, che hanno una parte importante per la crescita serena di ogni cilentano. Attraverso i giochi, quasi sempre di gruppo, si socializza, si apprendono e si rispettano le regole, si impara a rispettare e a farsi rispettare. Peccato, soltanto che nel Cilento, ormai, bambini ne nascano veramente pochi e che la popolazione sia quasi del tutto costituita da anziani.

sabato 10 ottobre 2009

Di cosa parla Videocracy

Trailler di Videocracy su YouTube

locandina di VideocracyIl documentario del regista italo-svedese Erik Gandini racconta una buona fetta del sistema italiano in tutto il suo squallore concentrandosi soprattutto sulla televisione. Per buona parte degli italiani nel documentario non viene detto assolutamente nulla di nuovo, mentre per altri ancora non viene denunciato nulla di strano o di sbagliato ed infatti si tratta di un prodotto realizzato per una proiezione all’estero, non in Italia.
La cosa che ha suscitato più scalpore, procurando al contempo un sacco di pubblicità al documentario, è il rifiuto del trailler da parte di RAI e Mediaset. Anche se non si capisce come mai Mediaset, che ha negato la trasmissione del trailer e ha giudicato negativamente il documentario, in realtà abbia permesso al regista di filmare così tante scene dietro le quinte firmando le relative liberatorie.
Questo a mio avviso dimostra che il livello di censura nel nostro paese ha raggiunto un livello paranoico e che spesse volte è guidato dall'ignoranza perché si abbatte anche là dove non è necessario, procurando così un risultato opposto a quello voluto.