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lunedì 31 gennaio 2011

In memoria dei pezzenti

I componenti del gruppo System of a Down sono tutti originari dell'Armenia e discendono dai superstiti del genocidio subito dal loro popolo

Finalmente sono finiti i giorni della memoria ipocrita, unilaterale e unidirezionale del genocidio subito dall'unico popolo ricco e potente quali gli ebrei. Finalmente, non ne potevo più! Sarà perché l'Europa è stata direttamente implicata nel loro sterminio, sarà perché le lobby israeliane hanno una diretta influenza sugli USA e le nazioni ricche e potenti, ma non ne potevo proprio più!
Armeni, zingari, ucraini, cambogiani, tutsi, assiri e i mussulmani della Bosnia sono popoli poveri, o per meglio dire "pezzenti", a cui è stato riconosciuto di essere stati sterminati a decine di milioni anche se per loro non esistono giorni in cui essere ricordati, ma almeno a questi è stato riconosciuto di essere stati sterminati. Alla lista degli indesiderati si aggiungono molti altri popoli di straccioni come i palestinesi a cui per un motivo o per un altro, spesso legati a forti interessi politici o economici ancora vivi, o in altri casi per dimenticanza come nel caso degli schiavizzati nativi americani, non viene neanche riconosciuto di essere stati o di star subendo uno sterminio di massa. Mi piacerebbe inaugurare il giorno della memoria dei popoli pezzenti sterminati nel corso della storia!
Invito tutti, soprattutto gli intellettualoidi ammaestrati nella loro sensibilità e pensiero dalla cultura di massa e dalle correnti del mondo, che in questi giorni hanno pubblicato sui vari social network i loro link e pensieri sulle follie del Terzo Reich, a fare anche un pensierino sui popoli pezzenti della terra che qualcuno ha considerato immeritevoli di esistere.

sabato 22 gennaio 2011

A Milano c'è un Istituto tecnico industriale che premia con 150 € gli studenti con la media dell'otto al primo quadrimestre

Credo che tutti noi vorremmo essere pagati per studiare ed è quello che sta avvenendo nell'Istituto Tecnico Industriale Feltrinelli in provincia di Milano, che premierà con 150 euro coloro che avranno la media dell'otto al termine del primo scrutinio di fine quadrimestre. La decisione sarebbe stata presa dal preside dell'istituto con l'intento di valorizzare sia gli alunni diligenti, sia di farne modelli per gli altri studenti incentivandoli così allo studio.
L'ideale, a mio avviso, sarebbe o quello di pagare tutti gli studenti per studiare indistintamente dal voto preso, o meglio ancora di non far pagare nessuno per poter avere la possibilità di studiare, in modo tale che i soldi né penalizzino chi vuole studiare né fungano da mero incentivo. Questo perché in psicologia «l'incentivo monetario è considerato una motivazione estrinseca, tesa a porre in essere un certo comportamento. Purtroppo, gli studi psicologici mostrano che l'incentivo economico "spiazza" la motivazione intrinseca, cioè se un individuo studia perché ritiene l'istruzione importante in sé, il premio finisce per demotivare lo studente con forte motivazione intrinseca» (D. Fiorillo) e di conseguenza, ad una prima analisi, si è indotti a pensare che da questa iniziativa possano ottenersi più danni che benefici. Nell'analisi economica, al contrario, l'individuo razionale reagisce positivamente agli incentivi monetari e questo rende pienamente razionale e raccomandabile la politica messa in atto dai dirigenti dell'Istituto Tecnico di Milano. Bisogna però considerare che il pensiero economico classico si basa su una conoscenza sommaria e semplicistica della realtà e della psiche alla base dei comportamenti degli individui e di conseguenza non può più essere considerato attendibile nella sua interezza.
D'altro canto lo studio psicologico, per quanto tendenzialmente impeccabile, va applicato al contesto socioculturale di Milano e provincia: probabilmente i ragazzi di quell'istituto sono così pragmatici da studiare solo per il bel voto e la maggiore possibilità che ne deriverebbe di trovare un lavoro remunerativo e non per il desiderio di imparare cose nuove. Mentre quelli che non studiano, pur infischiandosene del voto, o probabilmente il solo voto non è un incentivo sufficiente a smuovere la loro volontà, hanno comunque in comune con gli studenti diligenti la stessa mentalità pragmatica, per cui se non tengono al voto tengono ai soldi. In un contesto simile: dove non si studia con il primario interesse di arricchire il proprio bagaglio culturale, i soldi rappresentano un valido incentivo extra per tutti.
Io ovviamente sono profondamente contrario a questa mentalità che si evince dalla scelta fatta dall'istituto tecnico, la cui unica colpa evidentemente è quella di essersi adattato ad una grigia realtà.

Se il Corriere della Sera, con decisamente più accessi del mio blog, non avesse già avviato un sondaggio online per sapere cosa ne pensa la popolazione, lo avrei fatto io. Invito tutti a partecipare al sondaggio che si trova al seguente link: un istituto tecnico industriale di Milano premia con 150 euro gli studenti con la media dell’8. Iniziativa giusta?

Un sondaggio come questo credo sia utile a capire quali siano i valori dell'egemonia culturale dominante. A proposito di egemonia culturale: oggi è il centoventesimo anniversario della nascita di Antonio Gramsci, un uomo la cui esistenza è la concreta testimonianza di come lo spirito rivoluzionario più impavido e selvaggio possa albergare anche nei cuori e nelle menti più complete e formate e non solo nei ragazzini sognatori di un mondo migliore.