Pagine

martedì 22 febbraio 2011

A 150 anni dall'unità d'Italia non abbiamo ancora fatto i conti con la storia


Mi è già capitato di parlare dei 150 anni dall'unità d'Italia, focalizzando la mia attenzione sull'associazionismo sovversivo presente nel nostro Paese più che sulla storia d'Italia, ma guardando l'arrivo a cavallo di Benigni sul palco di Sanremo sventolando il tricolore, mi ha fatto pensare che dopotutto è necessario raccontare anche la storia d'Italia, affinché non passi in modo assoluto ed unanime l'idealizzazione fino all'inverosimile dei volti e le personalità che hanno caratterizzato il risorgimento italiano.
Garibaldi ad esempio era un ubriacone e giocatore d'azzardo che per pagarsi i debiti di gioco andava in giro a razziare a più non posso soprattutto nel sudamerica, dove molti ancora lo ricordano come un bandito e successivamente un mercenario, piuttosto che come l'eroe dei due mondi, che a lungo ha alimentato i rancori soprattutto dei cittadini uruguayani verso gli italiani. Fu anche incarcerato per la rapina di una banca fatta sempre per pagarsi i debiti, ma grazie alle sue conoscenze con la politica riuscì a farsi subito rilasciare. Al di là di questi fatterelli di poco conto che lasciano il tempo che trovano, perché oggi non si sa se è più delinquente chi apre una banca o chi la rapina, bisogna comunque riconoscere che la storia in ottica provvidenziale dell'unità d'Italia, così come la favola del risorgimento ci insegna, non può più essere fatta passare per buona e sacrosanta senza un minimo di critica obiettiva. Fare i conti con la storia è indispensabile per dare una base solida al nostro come a qualsiasi altro Paese e permettere così un sano sviluppo umano di quello che dovrebbe essere il popolo italiano.
Dopo il mito di Garibaldi, bisogna sfatare anche quello della casa dei Savoia, affermando che il miglior re che l'Italia abbia avuto, o almeno una parte di essa, non è stato nessuno di quelli che ha unificato il bel Paese, ma Federico II di Svevia: in tempi di crociate non discriminare gli uomini in base alla loro razza o religione va ben oltre le pari opportunità. Benigni lo dovrebbe sapere, o quantomeno conoscere visto che Dante lo menziona nella Divina Commedia ben 5 volte, trattandolo con il rispetto che meritava e riconoscendogli i suoi meriti, nonostante tutte le scomuniche che il re ha ricevuto...
Ai tempi dell'eccelso Cavour un regno che non era liberale era visto come un regno arretrato, così come oggi un Paese che non è liberale è visto come un Paese arretrato, ma il Regno delle Due Sicilie era ricco e prosperoso, oltre che straordinariamente avanzato pur non essendo liberale. Le torture, le esecuzioni senza processo, i veri e propri stermini e tutte le angherie e saccheggi compiute dai piemontesi per consolidare l'unità appena ottenuta, sono state molto più atroci e incivili di quanto la propaganda piemontese volesse far credere delle azioni compiute dai borboni "barbari e arretrati" agli occhi delle altre nazioni europee moderne perché liberali...
La storia è scritta sempre dai vincitori e molte cose vengono sempre dimenticate o distorte. Il fenomeno del brigantaggio è stata in realtà una guerra civile con decine di migliaia di morti.

Ecco un articolo che a mio parere si distacca dalle correnti che vanno per la maggiore in Italia, mostrando in modo molto sintetico la vera storia senza le mistificazioni degli interessi politico-economici che hanno influenzato i libri di storia: "Oltre la Coltre » L’UNITA’ D’ITALIA E I CONTI CON LA STORIA"

venerdì 4 febbraio 2011

La domanda

Concita De Gregorio :
La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.
Cara Concita, dietro la domanda clou di questa sciagurata era, che è stata prima pensata, poi bisbigliata e infine urlata con una sempre maggiore sete di risposte, non si nasconde nessun arcano mistero. Chiunque abbia svariate televisioni di portata nazionale e tante testate giornalistiche sarà votato dopo aver mostrato un bel sorriso più e più volte, indipendentemente dai crimini che ha compiuto. Perché? La mente umana è manipolabile e la morale comune, con tutto quello che ne deriva, scaturisce dall'opinione di ognuno. Non c'è alcun punto a segnare il limite massimo oltre cui non è più possibile manipolare le persone. Basta un minimo di opposizione per non essere manipolati ma fino a quando non si manifesta la volontà di voler mantenere la propria autonomia di pensiero, si è disarmati o impreparati al lavaggio del cervello la cui azione costante tanto più ha effetto quanto più è subdola e nascosta. Non è colpa delle menti deboli se sono tali. Democrazia, uguaglianza, libertà, diritti, morale, microcultura, sono tutte concezioni astratte che il bombardamento mediatico può distorcere a proprio piacimento. Oggi per migliaia di persone la magistratura è un nemico dello Stato, della democrazia e della libertà perché per tali persone il Presidente del Consiglio è un leader la cui opinione è il discernimento tra bene e male più di qualsiasi altra istituzione, più della propria capacità di discernimento a cui hanno rinunciato per la fede indotta dai media di massa.
Andiamoci piano prima di accusare la massa! La massa, intesa come moltitudine di persone, considerata nel suo insieme, che si presenta con caratteri più o meno omogenei, non ha mai colpe, ricordatevelo sempre. Gli individui nella massa perdono la loro singolarità specifica diventando parte di un unico organismo e soprattutto tale organismo agisce sempre secondo una coscienza e una concezione superficiale della realtà, la stessa concezione astratta e distorta che oggi procura al berlusconismo un immenso consenso rispetto a quello che dovrebbe avere realmente, grazie ai suoi strumenti di persuasione mediatica. La morale e l'etica non sono mai state a carattere universale: in un Paese è lecito fare delle cose, in altri no. Per i berlusconiani è lecito che un Presidente del Consiglio possa fare delle cose, per altri assolutamente no. Parlando con un berlusconiano convinto si scopre che è il primo ad avere un'etica, che si concretizza nella riforma della giustizia ed una morale estremamente solida. Ma chi sono le vittime del berlusconismo e chi sono i carnefici? Dal momento che è in Italia tutto sommato si vota, in questo sistema le vittime sono anche i carnefici o colpevoli inconsapevoli di auto-punirsi per le loro colpe. Ed in tutto questo cosa fa la sinistra italiana? La sinistra... Si trovi prima una definizione di sinistra che non sia quella classico-pragmatica riguardante la collocazione dei deputati e senatori all'interno del parlamento e soltanto allora sarà possibile perlomeno sapere a chi rivolgerci per una risposta non solo politica ma anche ideologica, portatrice di vecchi e nuovi principi indiscutibilmente giusti.