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lunedì 24 novembre 2008

Il nostro video

video su YouTube

Finalmente è pronto il video con le foto di molti ebbri e non solo! Ovviamente la musica non poteva non essere quella del nostro inno!

venerdì 31 ottobre 2008

Che rossore!

Da una dozzina di anni e più a questa parte la politica del nostro paese ci ha procurato un sacco di imbarazzi e la situazione sta peggiorando enormemente. Tuttavia c'è un popolo che già da svariati anni ormai sta vivendo una situazione di imbarazzo maggiore... ah ah ah ah!

Uno studio rivela: i preservativi in commercio sono troppo grossi per la media indiana
indiane
In India la lunghezza del pene nelle prime settimane dalla scoperta è diventata un argomento da prima pagina. Adesso è qualcosa di cui non parlare mai...
Il Consiglio indiano per la ricerca medica ha infatti completato nel 2006 una ricerca, durata due anni, che ha coinvolto milleduecento indiani, tutti volontari, a cui è stato misurato il pene al millimetro. Analogamente a quanto era accaduto per un'analoga ricerca in Germania, i risultati hanno provocato un grande imbarazzo nella società indiana: quel che è emerso, infatti, è che la maggior parte dei maschi esaminati ha il pene più piccolo rispetto agli standard internazionali usati per la produzione di profilattici – una differenza che va dai 2,4 ai 5 centimetri. Secondo la ricerca questo implica che, durante i rapporti sessuali, il 20 percento dei condom si sfila o si rompe: uno su cinque, quindi, è inefficace, con le prevedibili conseguenze in termini di gravidanze indesiderate e trasmissione di infezioni di ogni tipo. La soluzione sarebbe produrre per il mercato indiano preservativi più piccoli, ma – come sottolinea il dottor Chander Puri, membro del Consiglio indiano per la ricerca – bisognerebbe venderli nei distributori automatici perché gli uomini si vergognerebbero a chiedere in farmacia la taglia “extra-small”.

Quanto conta la taglia? Il rapporto sulla lunghezza dei peni indiani, comunque, ha suscitato lo sdegno di molti interessati, che si sono affrettati a smentire di essere da meno, per esempio, dei rivali europei. E ha poi scatenato il dibattito sulla stampa locale: è davvero la dimensione quella che conta? Meglio la quantità o la qualità? Medici, scienziati, commentatori di ogni sorta e semplici cittadini sono stati invitati a dire la loro. E spicca, fra questi, la replica di una donna: “Se la lunghezza fosse davvero un grosso problema, qualcuno potrebbe spiegarmi perché la popolazione indiana è così numerosa?”.
Articolo tratto da PaceReporter

Forse la popolazione indiana è così numerosa perché il poco non soddisfa e lo si prende troppo! ah ah ah!
Indiani non fatene un dramma! Sono altre le cose brutte! Ah ah ah ah ah ah ah ah!

giovedì 30 ottobre 2008

Un baratro che non ha fine!

corteo di protesta
La legge 133 della pseudo-riforma Gelmini, che, oltre ad un drastico taglio di fondi all'università e alla ricerca e alla trasformazione delle università in fondazioni, negando tra l'altro ai meno abbienti (in crescente aumento in Italia) la possibilità di studiare, è solo la punta dell'iceberg.

Alla base c'è il progetto di dequalificare la scuola e l'università pubbliche per avvantaggiare in tempi non tanto lunghi quelle private. Questa logica è stata smascherata più di cinquant'anni fa già da Piero Calamandrei.

Riporto qui un suo discorso che mai come ora deve essere ricordato:
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, ma la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico

(in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)

Chissà quante ne avrete sentite su internet in televisione e sul giornale. Molti convengono sul fatto che l'Italia spenda per la scuola più della media europea anche se in questa lettera viene dimostrato il contrario, ma sicuramente la nostra nazione non ha mai investito molto nella ricerca con gravi conseguenze a tutti i livelli. Io so solo che a mio fratello, che è uno bravo, dopo che si è laureato in ingegneria elettronica è stato proposto di fare ricerca all'università di Roma per 800 euro al mese. Ha resistito per 4 mesi, ma voleva farsi una famiglia...

mercoledì 22 ottobre 2008

Contro l'ignoranza di regime

LA SPERANZA HA DUE BELLISSIMI FIGLI: LO SDEGNO E IL CORAGGIO.
LO SDEGNO PER LE COSE COME SONO, IL CORAGGIO PER CAMBIARLE. (AGOSTINO DI IPPONA)

Le cose non accennano a migliorare: la Riforma Gelmini, con la l. 133/2008, di sicuro non nasce da uno studio dell’esistente bensì dalla mera esigenza di tagli che cadono come una mannaia sul sistema scolastico ed universitario.
Si può intravedere un progetto educativo e formativo in tutto questo? A prima vista no, ma andando un po’ più a fondo, sì: far in modo che le porte dell’università si aprano solo per i più abbienti.
Italia al cappio
Italia al cappio!
Si sta giocando in maniera sconsiderata con il nostro futuro e con il futuro della società stessa!
Il ministro Gelmini e i suoi consiglieri non si rendono conto che riducendo i finanziamenti pubblici e aumentando i costi a carico degli studenti non ottengono automaticamente il miglioramento della qualità della formazione universitaria, in quanto con i loro “interventi” non viene toccato nessuno dei punti di sofferenza del sistema universitario, ma ottengono solo di renderlo asfittico.
Nel momento in cui non tutti possono accedere a tutti i gradi dell’istruzione in Italia perdiamo un’altra importante fetta di democrazia!
Perché gli autori della cosiddetta riforma Gelmini non si confrontano, prima di decidere, con chi vive i problemi in prima persona e quindi può meglio individuare le soluzioni? Invece preferiscono mandarci la polizia in tenuta antisommossa.
In questa situazione di emergenza è diritto-dovere di chi lavora e studia nell’università non solo protestare, ma anche fare delle proposte che mirino ad elevare la qualità della formazione universitaria, sanando anche gli sprechi e le disfunzioni che innegabilmente esistono. L’università ne è certamente capace anche se non diventa una fondazione.
Perché lo Stato si scaglia sempre sul più debole, in questo caso la scuola e l’università, invece di agire sugli sprechi in atto in altri settori, in cui i tagli più che dovuti potrebbero fare solo del bene all’economia e alla società? E’ evidente: lì agiscono poteri ben più forti dove gli interessi dei singoli prevalgono sul benessere della collettività. Ci si riferisce ad esempio ad enti come le Province, gli enti di bonifica e in generale ai finanziamenti pubblici clientelari...

documento pdf Scarica da qui il Manifesto anti Gelmini in formato pdf

giovedì 9 ottobre 2008

Scoperti due nuovi continenti nel 1997!

Area approssimativa dei continenti di spazzatura

Le scoperte geografiche hanno occupato da sempre un ruolo fondamentale nella storia. Basti pensare al fatto che gli storici hanno deciso di far cominciare l'età moderna convenzionalmente dalla scoperta dell'America.
Questa volta però, anche se la nuove scoperte geografiche avrebbero dovuto cambiare il mondo più di quanto sia avvenuto in passato, in realtà non è successo niente. Forse perché a differenza delle altre volte se in questa occasione doveva cambiare qualcosa, o meglio ancora tutto, non sarebbe potuto cambiare niente in negativo, ma solamente in positivo ed è per questo che si è preferito lasciare tutto com'era.
Il Cristoforo Colombo della situazione è un certo Charles Moore, erede di una famiglia di petrolieri, che, dopo questa scoperta accidentale e sensazionale (è strano che nessuno se ne sia accorto prima visto che c'erano già i satelliti) avvenuta mentre navigava a margine di una regata, vendette le sue partecipazioni nell’impero di famiglia e divenne un ambientalista militante. Sì perché gli ultimi continenti scoperti sono di spazzatura!

rubbish soup (minestrone di spazzatura)
Gli americani hanno definito
questi continenti “rubbish soup”
(minestrone di spazzatura) o
“plastic soup” (minestrone di plastica)
Si tratta di un’enorme distesa di rifiuti che copre un’area addirittura doppia a quella degli Stati Uniti. L’immensa massa di spazzatura, divisa in due grandi blocchi, viene tenuta insieme dalle correnti, un po’ galleggia finendo periodicamente sulle spiagge e un po’ si deposita sul fondale. L’enorme discarica ha inizio a circa 900 kilometri dalla costa californiana e si estende lungo l’Oceano, supera le Hawaii e sfiora pure il Giappone. Ovviamente dentro vi si trova di tutto: dai mattoncini lego alle mongolfiere bucate e non mancano rifiuti risalenti ai primi inizi del secolo scorso che si trovano al centro dei continenti, fornendo una data più o meno esatta di quando il nuovo continente ha iniziato a formarsi.
Quando Colombo scese sull'isola di S. Salvador baciò la terra promessa che lo aveva salvato dall'ammutinamento imminente dei suoi marinai. Mi domando invece cosa abbia fatto o detto Moore quando ha visto la spazzatura promessa sì, ma che nessuno ha cercato... ah ah ah ah ah! “Per una settimana - ha detto in un'intervista - mi sono ritrovato in mezzo a un mare di immondizia. Come avevamo potuto insozzare un’area così gigantesca?
Tanta monnezza!
Come potrebbe non essere così, la monnezza che produciamo non svanisce nemmeno quando la si brucia...
Pare che circa un quinto della spazzatura arrivi lì perché gettata dalle navi, il resto proviene dalla terraferma e il suo ritmo di crescita è molto elevato. La plastica galleggiante provoca ogni anno la morte di migliaia di mammiferi marini e di circa un milione di uccelli, invece l'uomo non ha e non avrà mai alcun problema! ah ah ah ah ah ah ah! Ed è per questa beata incoscienza che la produzione di monnezza è in costante aumento.

mercoledì 8 ottobre 2008

Quando gli ebbri fanno BOOM alle 4:30 a.m. ...

Oggi parleremo di un'ebbrezza da stigmatizzare.

Siamo abituati a pensare agli incidenti mortali come ad un qualcosa che avviene in un attimo, che non dà tempo di pensare, che non dà tempo di evitare il dramma, mentre in realtà quello che avviene in un attimo è solo per così dire la conclusione finale di una catena di eventi. Molto spesso, infatti, il dramma può essere scongiurato con largo anticipo.
Capire il comportamento dei ragazzi non è tanto difficile quanto capire la società dei ragazzi: un ennesimo spicchio dell’Italia con regole comportamentali sancite dalla microcultura del gruppo che non necessariamente coincide con la cultura degli adulti e l’etica dello Stato. Altrimenti non ci sarebbero differenze, al di là dell’età, tra padri e figli.
Sostanzialmente l’abuso di alcol, l’uso di droghe e gli eccessi in generale sono la causa principale delle stragi e dei fatti di cronaca nera che colpiscono i giovani. Una prima riflessione porterebbe a credere che a rendere questi incidenti possibili sia il troppo benessere, chiaramente perché se non è possibile procurarsi auto veloci, droga e alcol, è molto più difficile che si verifichino le stragi in strada. Tuttavia la vera causa non è da ricercare nel benessere economico, ma nel malessere interiore delle nuove generazioni.
Sempre più privati di sani ideali, di giusti modelli da seguire, gli individui della società moderna vengono continuamente bombardati da messaggi assillanti che direttamente o indirettamente portano all’autodistruzione prima della sensibilità umana e poi dell’uomo stesso e sono i giovani le vittime più ignare. Sabato sera dopo sabato sera siamo sempre più spinti a superare i limiti precedenti perché questo porta ad un attimo di soddisfazione, euforia e superamento delle convenzioni sociali, attimo che per essere ritrovato ha bisogno di stimoli maggiori. Ed ecco nascere gli uomini maledetti, ma questa volta senza poesia.
Diventa chiaro che il fiume non può essere arginato quando già è in mare e che quindi per risolvere il problema delle stragi in strada, come tanti altri problemi simili, c’è bisogno di una politica di prevenzione più ad ampio respiro che non si limiti a emanare leggi rivolte all’ultima fase di una lunga catena di eventi ignorando tutto quello che c’è dietro.

Un sistema efficace per evitare le stragi del sabato sera è quello di responsabilizzare i giovani. Questo può essere fatto, oltre che nell’ambito della famiglia, se è sana, anche e soprattutto nella scuola, che non deve mai rinunziare ad educare dando ai giovani saldi valori, e, perché no, nelle scuole guida. Queste sono fondamentali in quanto mezzo più comune per ottenere la patente di guida, per cui non debbono limitarsi ad istruire i giovani sul codice della strada e sul modo corretto di guidare, ma devono anche mettere in guardia da situazioni pericolose che pur sconfinando apparentemente dal codice stradale, in qualche modo sono collegate ad esso e sono la causa delle tante stragi. Fondamentale è insegnara ai giovani la cultura del limite e dei propri limiti, favorendo la consapevolezza e il rispetto per la vita in tutte le sue forme. Una società è malata quando gli individui che ne fanno parte sono malati ed è per questo che la morte assurda di un giovane, come lo è la morte in strada, non è solo fonte di cordoglio, ma rappresenta anche un fallimento della società in cui avrebbe dovuto compiersi proficuamente la parabola della sua vita.

lunedì 6 ottobre 2008

Bevevano i nostri padri?

Se ne vedono di cose brutte nella vita ma nonostante questo io voglio brindare come mi ha insegnato nonno!

Bevevano i nostri padri? Sì! E noi che figli siamo beviam beviam beviam!

La vendemmia si fa in questo periodo e proprio per questo voglio ricordare un po' di quella civiltà contadina meridionale che invece di evolversi come è successo a quella settentrionale è scomparsa. Due sono le cose in alcuni casi: o ti pieghi o ti spezzi.

Ero piccolo, ma ricordo ancora quando nel mio paese natio iniziava la vendemmia. Le donne, in genere vicine di casa o di podere, raccoglievano in grosse ceste l'uva lungo i filari della vigna. Il lavoro diventava festa: si parlava, si rideva, si cantava, mentre le mani si muovevano leste fra i tralci rosseggianti. Poi si caricavano gli asini delle "sporte" piene di uva fino all'orlo e il loro fitto andirivieni per le vie del paese diffondeva un forte profumo di uva moscatella o di uva fragola, che attirava frotte di bambini, a cui generosamentevenivano distribuiti interi grappoli. Che goduria. In altri tempi, mi raccontava mio nonno, si macinava l'uva calpestandola con i piedi. Immaginare la scena di un uomo nella tina che a piedi nudi schiacciava i grappoli mi affascinava. Ma nella mia infanzia esisteva già il torchio che facilitava di molto il lavoro. Era anche uno spettacolo unico assistere al liquido che usciva dalla tina e riempiva i fiaschi. Il mosto era dolce e profumato e noi bambini lo gustavamo con vera golosità. Bene scrisse il poeta:

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.

Di irripetibile, senza dubbio, era quell'atmosfera di festa che inebriava come il vino e che si ripeteva ogni anno come un miracolo della natura a cui l'uomo aveva il privilegio di partecipare anche lui godendo di doni purissimi. Chi non tornerebbe indietro in quest'aridità che sta travolgendoci?

venerdì 26 settembre 2008

Cola jet!


Quando ho visto questo video non ho potuto fare a meno di scrivere un articolo. Mi sono sentito obbligato a scrivere un articolo.

Si racconta che un giorno Newton nel 1666, l'annus mirabilis, fosse seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe quando una mela gli cadde sulla testa. Ciò lo avrebbe fatto pensare alla gravitazione.
Record mondiale di Cola jet
Più di 1500 studenti tentano
di superare il record
mondiale di Cola jet
Allo stesso modo si racconta che a due baldi giovani americani mentre pranzavano in un McDonald's, gli sia caduta una caramella Mentos in un bicchiere di Coca Cola. Questo incidente ha portato alla scoperta del Cola jet!
La scoperta, che fino a qualche anno fa celava anche un alone di mistero dovuto all'incapacità della scienza di riuscire a spiegare il fenomeno, è stata subito accolta come sensazionale da tutto il mondo che nella sorpresa si è unificato come mai nessun condottiero o profeta è stato capace di fare. Ovviamente le migliori menti della scienza hanno da subito cominciato a cercare risposte e un bel giorno Tonya Coffey, fisico presso la Appalachian State University di Boone, nel North Carolina, è riuscita a gettare luce sull'esatta dinamica del fenomeno:

tutto dipende dalla ruvidità della superficie della caramella e dalla velocità con la quale la caramella raggiunge il fondo della bottiglia. Come riferisce ABC News, la Coffey e i suoi studenti hanno provato varie combinazioni di bibita (versione diet, senza caffeina, altre marche di cola, acqua tonica) e di caramelle (Mentos alla frutta e alla menta) e vari altri ingredienti, come altre marche di caramelle alla menta, detersivi per piatti, sale da cucina e sabbia.

Tutti i test sono stati svolti nelle medesime condizioni: bottiglia inclinata a dieci gradi, videoregistrazione della fontana e determinazione della massa complessiva espulsa. Il risultato è che la Coca-Cola diet o senza caffeina, combinata con le Mentos alla frutta o alla menta, produce le fontane più potenti: la distanza massima raggiunta è stata di ben 7 metri.

La spiegazione dell'efficacia di questa particolare combinazione sta nella superficie ruvida delle Mentos, che facilita la formazione di bollicine perché interferisce efficacemente con l'attrazione polare tra le molecole d'acqua. In sostanza, più è ruvida la superficie, più aumenta il rapporto fra superficie e volume e quindi le bollicine hanno più posto per formarsi.

Anche la tensione superficiale ha un ruolo nell'effetto fontana: quella dell'acqua contenente aspartame è più bassa di quella dell'acqua zuccherata, e questo spiega la maggiore efficacia della versione Diet della bibita. Le Mentos, inoltre, hanno fra gli ingredienti del rivestimento la gomma arabica, che è un tensioattivo che riduce ulteriormente la tensione superficiale del liquido. Le caramelle che hanno una superficie ruvida ma non contengono il tensioattivo non producono fontane altrettanto grandiose.

Un altro fattore importante è la densità delle caramelle, che permette loro di affondare rapidamente e generare quindi in pochi istanti molte bolle che scatenano la generazione di ulteriori bolle. Le Mentos tritate affondano lentamente e infatti producono fontane scarsissime.

Il popolo degli ebbri ringrazia di cuore la scienza moderna che ancora una volta ha dimostrato che con l'impegno e la devozione nella propria missione è sempre possibile trovare una risposta razionale ai grandi misteri che ci circondano. Vorrei però anche un'altra risposta: cosa succede se uno ha la brillante idea di scolarsi una bottiglia di Cola e di ingurgitare una Mentos come una pillola?
Mi servono un paio di scienzati per fare da cavia... chi si offre?

martedì 23 settembre 2008

Il miglior vino del 2007

Ho trovato un articolo del corriere della sera che parla del miglior vino esistente al mondo. Si tratta di un vino francese...

Il miglior vino del 2007? È francese
È lo Chateauneuf-du-Pape 2005 prodotto da Clos des Papes. Nella top 10 anche 2 italiani

È francese il miglior vino del mondo: lo Chateauneuf-du-Pape 2005 prodotto da Clos des Papes ha infatti scalato la classifica stilata dalla prestigiosa rivista di settore «Wine Spectator», aggiudicandosi il primo posto nella «Top 100 of 2007». L'annuncio è stato dato online sul sito della rivista. I 100 vini del 2007, provenienti da tredici Paesi, sono stati selezionati fra oltre 15 mila prodotti in tutto il mondo.

L'anno scorso a conquistare la vetta era stato invece un vino italiano, il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001, prodotto da Casanova di Neri.

Quest'anno, come nel 2006, sono due gli italiani che si sono piazzati nella top ten (leggi): il Tignanello 2004 di Antinori, al quarto posto, e il Bolgheri Superiore Ornellaia 2004 prodotto dalla Tenuta dell'Ornellaia, al settimo. Due anche i vini australiani e altrettanti i californiani mentre sono complessivamente 4 i vini francesi nei primi dieci.

Il prezzo medio delle migliori bottiglie di quest'anno è di 42 euro, rispetto ai 49 del 2006, a fronte di una qualità invariata rappresentata da un punteggio medio di 93.

Senza dubbio anche l'Italia è un paese strordinarimante vocato alla viticoltura (non dimentichiamo che i Greci la chiamavano Enotria, terra del vino). Purtroppo però questa vocazione del territorio non è stata mai sfruttata appieno. Pesano come un macigno le parole di quel viticoltore francese che negli anni '50 disse al grande Veronelli: "Voi da uve d'oro fate vini d'argento, noi da uve d'argento facciamo vini d'oro". Purtroppo aveva ragione.

domenica 21 settembre 2008

William Shakespeare e Florio Crollalanza

È arrivato il momento di continuare ad arricchire la rubrica (che sta ancora aspettando un nome) dedicata ai misteri. Nel nostro paese ci sono molti dantisti perché Dante è uno dei poeti più amati in Italia. La stessa cosa vale per Shakespeare nel Regno Unito.
Una differenza piuttosto bizzarra fra questi due poeti è che mentre di Dante troviamo interi libri dedicati alla sua biografia che racconta per filo e per segno quasi ogni giorno della sua vita, di Shakespeare non si sa quasi praticamente nulla...
La cosa è molto strana considerando la fama che lo stesso personaggio ha acquisito già quando era in vita e soprattutto considerando la maggiore vicinanza temporale.
Ovviamente sono state fatte delle ricerche che hanno portato ad una prima conclusione alquanto improbabile per motivi abbastanza evidenti: Shakespeare sarebbe il figlio di un guantaio analfabeta e non avrebbe mai visto l'Italia.
Questa favola è andata avanti per un bel pezzo ma gli studiosi moderni non potevano accontentarsi di questa banalità e le ricerche sono continuate facendo dei misteri di Shakespeare una nuova questione omerica dei tempi moderni.
Anche in Italia si è finito col fare delle ricerche su Shakespeare. Questo perché un professore di letteratura italiana, Martino Iuvara di Ustica, facendo delle ricerche su di un tragediografo siciliano minore, Michelangelo Florio Crollalanza contemporaneo di Shakespeare, notò che le sue vicende biografiche sembrano completare e appartenere al celeberrimo drammaturgo inglese.
I primi sospetti sulle possibili origini italiane del poeta ci furono proprio in Italia, nei primi anni '20, quando venne ritrovato un volume di proverbi, "I secondi frutti", scritto nel XVI secolo da Crollalanza. Molti di questi detti erano gli stessi utilizzati da William Shakespeare ne l'Amleto.
Anche alcuni ricercatori inglesi si sono accorti delle coincidenze ed è per questo che in un articolo risalente all'8 Aprile-2000 del The Times, quotidiano londinese, troviamo:
Il mistero di come e perché William Shakespeare sapeva così tanto dell'Italia ed ha messo tanto dell'Italia nelle sue opere "è stato risolto" da un accademico siciliano pensionato: la questione risiede nel fatto che non era affatto inglese, ma italiano. Le biografie del Bardo ammettono che ci sono moltissime lacune nella sua vita, ma attestano che Shakespeare era figlio di John Shakespeare e Mary Arden,che era nato a Stratford-Avon nel mese di aprile 1564, e che sia stato sepolto là nel mese di aprile del 1616. Tuttavia, il professor Martino Iuvara, 71 anni, un insegnante pensionato di letteratura, sostiene che Shakespeare era siciliano, nato a Messina come Michelangelo Florio Crollalanza e che fuggito a Londra a causa della santa inquisizione, perché appartenente al rito Calvinista, cambiò il suo nome nell'equivalente inglese.
Crollalanza o Crollalancia si traduce letteralmente Shakespeare. In un'intervista con il magazine "Oggi" , il professor Iuvara ha detto che la chiave del mistero era il 1564, l'anno in cui John Calvin è morto a Ginevra. Era l'anno in cui Michelangelo è nato a Messina da un medico, Giovanni Florio e una nobildonna chiamata Guglielma Crollalanza, entrambi seguaci di Calvino. L'inquisizione era sulle tracce del Dott. Florio a causa delle sue idee eretiche calviniste, allora la famiglia fuggì a Treviso, vicino Venezia, comprò stranamente casa Otello, proprio come l'Opera, costruita da un mercenario veneziano chiamato Otello che, la leggenda locale diceva, anni prima, avere ucciso, per la sua mal risposta gelosia, la moglie. Michelangelo ha studiato a Venezia, Padova e Mantova ed ha viaggiato in Danimarca, in Grecia, in Spagna ed in Austria. Era diventato amico del filosofo Giordano Bruno, che doveva essere bruciato sul rogo per eresia nel 1600. Bruno, dice lo Iuvara, aveva forti collegamenti con William Herbert, Conte di Pembroke e con il Conte di Southampton. Nel 1588, a 24 anni, Michelangelo si recò in Inghilterra sotto il loro patronato. Sua madre, la Signora Crollalanza, aveva un cugino inglese a Stratford, che prese il ragazzo in casa. Il ramo di Stratford aveva già tradotto il loro cognome come Shakespeare ed aveva avuto un figlio chiamato William, che era morto prematuramente. Michelangelo, dice il professore, ha semplicemente preso questo nome per se stesso, diventando William Shakespeare. 15 delle 37 opere del poeta sono ambientate in Italia.

Effettivamente Crollalanza in inglese si traduce letteralmente Shake= Scrollare e Speare= Lancia quindi Shakespeare, mentre il nome William lo può aver preso, oltre che nel modo spiegato nell'articolo, anche trasformando al maschile il nome della madre Guglielma Crollalanza.
Inoltre Crollalanza, in uno dei suoi viaggi all'estero, pare che si sia innamorato di una ragazza di 16 anni chiamata Giulietta, ma che i membri della famiglia si siano opposti all'unione e Giulietta si sia per questo suicidata...
Si tratta di una contessina di Milano che venne rapita dal governatore spagnolo il quale accusò del sequestro il giovane Crollalanza perché convinto anticalvinista. Dopo il suicidio di Giulietta, Michelangelo fuggì in Inghilterra, assumendo l'identità di un cugino morto prematuramente: il suo nome era William Shakespeare.
D'altronde, anche per i biografi di allora, Shakespeare mostrava di avere un accento decisamente straniero.
Bisogna inoltre prendere in considerazione che fra le opere di Crollalanza ne troviamo una scritta in messinese dal titolo "Troppu trafficu pì nnenti" che potrebbe essere l’originale di "Troppo rumore per nulla" di Shakespeare ambientata a Messina, apparsa 50 anni dopo.
Fuggendo con la famiglia per via delle persecuzioni, si trovò a vivere per un certo periodo a Venezia, ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccidesse per gelosia la propria moglie. Su ispirazione di questa storia scrisse una tragedia così come fece Sheakespeare scrivendo l’ "Otello".
Sempre per sfuggire alle persecuzioni cambiò il suo nome e cognome e nasce così William Shakespeare. Probabilmente il suo parente andato in Inghilterra che poi lo accolse era già un "Crollalanza" che aveva tradotto il suo cognome, per cui il compianto figlio, già si era chiamato William Shakespeare. Nelle ricostruzioni biografiche successive il grande poeta e drammaturgo verrà ritenuto essere il terzo degli otto figli di John Shakespeare. Venuto improvvisamente dal nulla, senza luogo né data di nascita (sappiamo quando è nato Shakespeare solo perché ce lo ha detto lui), ed impostosi prepotentemente, soprattutto a Londra, alla ribalta quale drammaturgo ed attore, genera presto curiosità e scalpore, che lo inducono ad irrobustire la sua seconda identità, per non essere scoperto dai suoi persecutori.
Si sa che William Shakespeare frequentasse a Londra un Club. In quel Club, però, non risulta registrato fra i soci, mentre, invece, vi risulta registrato Michelangelo Florio. È noto che la povera biografia di Shakespeare, raffrontata alla cospicuità della sua opera teatrale, è stata la causa per cui molti studiosi sono arrivati a negare la sua esistenza ritenendolo un prestanome di personaggi più famosi. Della sua vita non solo non sappiamo niente, ma quello che sappiamo è stato alterato sempre più dagli abbellimenti leggendari che, di volta in volta, sono stati costruiti sulla sua figura. Un Florio Giovanni (Londra 1553 - 1625), umanista inglese di padre italiano ed autore di un dizionario inglese-italiano, fu certamente conosciuto da Shakespeare, che dimostra chiaramente, nelle sue opere, di aver letto le raccolte di dialoghi First Fruits (1578) e Second Fruits (1591) di Giovanni Florio. La differenza di età tra questi due personaggi esclude, comunque, che si potesse trattare di padre e figlio.

Questa storia è molto interessante perché sembra dare finalmente risposta a tutte quelle domande a cui la biografia ufficiale di Shakespeare non dà risposta: come faceva il figlio di un guantaio, come dice la storia ufficiale, a possedere l'immensa cultura che Shakespeare dimostrò nelle materie classiche? Come poteva, un poeta inglese, e per di più a quei tempi, descrivere fedelmente luoghi, paesaggi e persone italiane, così come li ritroviamo in ben 15 delle 37 opere del sommo William? E perché la biblioteca non è mai stata messa a disposizione dei biografi?
C'è motivo di credere che Shakespeare facesse una prima stesura delle sue opere in lingua italiana e che solo in un secondo momento venissero tradotte in inglese. Però si potrà accertare solo quando sua la biblioteca sarà resa pubblica

Queste sono solo alcune delle domande a cui la storia ufficiale non riesce a dare risposta...

Fonti principali: Gran Mirci Messina, Il vero

lunedì 25 agosto 2008

Il topo ubriacone della Malesia!

9 boccali di birra

In Malesia è stata scoperta una specie di topo ubriacone che ogni giorno beve una dose d'alcool equivalente a nove boccali di birra!
Si tratta dello ptilocerco malesiano che regge l'alcool talmente bene da fare invidia ai più assidui e affezionati frequentatori di bar o di pub. Questa bizzarra abitudine alimentare è stata descritta sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science (Pnas). Ovviamente sono stati i tedeschi ad interessarsi di fare le ricerche che hanno portato a questa scoperta. Chissà come hanno reagito quano hanno compreso di non aver mai avuto il primato degli esseri più ubriaconi del pianeta! ah ah ah ah!

Vi posto qui sotto un articolo sulla scoperta tratto dal Corriere della sera
Ptilocerco dalla coda a piuma

I ricercatori dell'università tedesca di Bayreuth hanno studiato lo ptilocerco dalla coda a piuma, un piccolo muride che vive nelle foreste del sud est asiatico, scoprendo che si nutre prevalentemente del nettare di una palma particolare, che emanava un odore decisamente particolare:«La palma - spiega il capospedizione Frank Wiens - aveva lo stesso odore di una birreria». Il nettare che ha un alto contenuto di zucchero viene fermentato secondo gli esperti dai lieviti presenti nel fiore, arrivando a un contenuto alcolico del 3,8%. «Ogni notte gli ptilocerchi succhiano il nettare per 138 minuti in media contribuendo all'impollinazione - si legge nell'articolo - considerando il ritmo con cui i fiori si 'ricaricanò di nettare questi animali superano il limite di intossicazione per l'uomo almeno tre volte a settimana». Secondo lo studio almeno altri sei mammiferi si nutrono della stessa palma, anche se con quantità minori. La capacità di metabolizzare l'alcool, che si credeva essere tipica dei primati, è invece posseduta da questi piccoli mammiferi da milioni di anni, e sembra essere superiore a quella umana dato che gli animali non mostrano alcun segno di ebbrezza. Da questa scoperta si potranno avere indicazioni su come l'uomo ha sviluppato questa capacità durante l'evoluzione.
Articolo del 29 luglio 2008

domenica 24 agosto 2008

Le Olimpiadi di Pechino

video su YouTube
Roberto Cammarelle oro a Beijing 2008

Le Olimpiadi di Pechino si sono svolte nel migliore dei modi. Nonostante le vicissitudini grandi e piccole che hanno preceduto ed accompagnato l'evento sportivo, alla fine c'è da dire che la Cina ha meritato di ospitare le Olimpiadi. I festeggiamenti e gli spettacoli all'apertura e alla chiusura delle Olimpiadi sono stati a dir poco incredibili ed è improbabile che nelle prossime edizioni ce ne saranno altri di pari magnificenza.
Video

I nostri atleti si sono impegnati giocando tutti con il cuore e anche se i risultati non sono stati come quelli delle Olimpiadi di Atene 2004 in cui totalizzammo ben 30 medaglie, alla fine ce ne siamo usciti più che dignitosamente. D'altronde, con la nuova potenza emergente aggiuntasi ai soliti Stati Uniti che in questa edizione non hanno primeggiato, è stato più difficile arraffare medaglie.
L'arma vincente dei cinesi è stata la precisione e la cura nel dettaglio: tutto è stato pianificato e curato nei minimi particolari, dall'entrata trionfale della Cina all'apertura dei giochi, all'ordine di esecuzione dei vari sport dei quali, non a caso, a chiudere i battenti è stata la boxe.
Roberto Cammarelle addenta la medaglia d'oro
Se i giochi in Grecia si chiusero con la maratona (anche questa vinta da un italiano!), a ricordo della gloriosa corsa con cui Filippide annunciava la vittoria ateniese contro i Persiani, niente avrebbe potuto fare più piacere ai cinesi che chiudere questi giochi grandiosi con il loro inno nazionale. Pertanto l'ultima competizione aveva come protagonista per la categoria dei pesi massimi il cinese Zhang, la cui vittoria per gli esperti orientali era più che certa. E invece in questa 29esima edizione la vittoria dell'ultima competizione sportiva è toccata al nostro Roberto Cammarelle. Zhang ha perso per ko, nell'ultima ripresa di un incontro che lo ha visto nettamente in svantaggio. Quello che ha reso veramente divertente questa vittoria è stato la sbadataggine dei giudici che spesse volte non notavano i funesti colpi di Cammarelle sul povero viso del pugile cinese. Questo ovviamente è andato tutto a svantaggio di Zhang che poveraccio ne ha dovute prendere di mazzate extra prima che finisse l'incontro! E poi anche se i giudici non hanno notato tutti i ganci andati a segno di Cammarelle, Zhang li ha notati eccome, anzi sentiti!
smile italyQui sotto ho riportato il medagliere olimpico dove l'Italia risulta al nono posto

sabato 23 agosto 2008

Il prete e l'ubriacone

Un ubriacone puzzolente sale su un autobus e si stravacca su di un sedile di fianco ad un prete, estrae una fiaschetta di orrenda grappa adulterata, se ne trinca due generose sorsate, si pulisce la bocca con la manica del cappotto e rutta tutto soddisfatto; poi tira fuori un giornale, lo spiega per benino e si immerge nella lettura. Il prete schifato fa finta che non esista, ma l'ubriaco lo guarda e gli chiede:
"Mi...scusi... padre, lei... che... sicuramente... è un... uomo... istruito, mi sa dire... quali cose... possono provocare...l'artrite?"
Il prete pieno di disprezzo gli risponde in tono sarcastico:
"Certo che lo so! La vita dissoluta, l'abuso di droghe ed alcool, il tabacco, la frequentazione assidua di prostitute, la sodomia e tutte quelle nefandezze lì... "
"Caaazzzooo... ma... pensa... che roba" gli fa l'ubriaco, e si ri-immerge nella sua lettura.
Il prete, un po' pentito per come ha trattato il poveretto, decide di discolparsi e gli chiede in tono comprensivo:
"Scusa figliolo se prima sono stato un po' brusco, però... da quanto tempo soffri di artrite?"
"Chi, iooo?... ma manco... per il cazzo... stavo... solo... leggendo sul giornale... che il Papa... soffre di artrite... da diversi anni"

Questa specie di barzelletta è bellissima: fa perfettamente capire quale sia la semplicità e la sincerità degli ebbri. Bisogna solo trovarle una morale e diventa una storia con i fiocchi che non ha nulla da invidiare alle parabole millenarie di cui fa uso la chiesa. Aspetto un vostro parere su quale potrebbe essere

venerdì 22 agosto 2008

La storia di Gonnario l'ubriacone

video su YouTube

Dopo il capolavoro di Guccini di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, ho scoperto in rete un'altra canzone che racconta la storia di un ubriacone intitolata "Al bar a bere" scritta dal sardo Giuseppe Masia (da non confondere con l'omonimo politico italiano morto nel 2006) e cantata da Eminem XD. Questa volta non troverete una forma di poesia troppo elavata nel testo perché il tema goliardico preferisce far divertire anziché emozionare.

Sono Gonnario, sono Gonnario, bevo la birra come un dromedario
mi alzo al mattino fiasco di vino e verso sera grande imbriaghera
ed ogni giorno quando arrivo dentro il mio zilleri
quelli seduti si alzan tutti in piedi. (Holè)
Sono Gonnario, sono Gonnario, un giorno l'hann detto al notiziario
che non trovando vino in cantina
mi son bevuto la varecchina,
leviamo in alto i calici e beviam vinnonno bello
cantando tutti insieme uno stornello

Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Questa è la canzone di Gonnario l'imbreagone
Questa è la canzone di Gonnario l'imbreagon
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Yattatatata, taratatatata, yattatatata, ta ta ta

Sono Gonnario, sono Gonnario, io non conosco il calendario,
che sia domenica chi lo sa, per me è sempre festa lallero la la
le donne del paese son tutte pazze di me
sono più forte di un ammazzacaffè (Holè)

Sono Gonnario, sono Gonnario, mi ha visitato ieri il primario
Ha detto che il fegato è una lattina che sa di tappo all'emoglobina
Ma che mi frega dai beviamo insieme, il mondo è bello,
cantando tutti insieme uno stornello

Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Questa è la canzone di Gonnario l'imbreagone
Questa è la canzone di Gonnario l'imbreagon
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Al bar a bere al bar a bere al bar a bere a bere al bar
Yattatatata, taratatatata, yattatatata, ta ta ta

martedì 19 agosto 2008

Che ebbri siete?


Pace crescente o distruzione crescente?

Al mondo ci sono due tipi di ebbri: il primo è l'ebbro ribelle, indomabile e passionale poeta come ce ne sono pochi, il secondo è l'ebbro ubriaco di tutti i sentimenti più infimi dell'uomo, privo di valori, affezionato solo agli interessi e privo di senso di responsabilità. Forse nessuno dei due alla fine è un modello da seguire, perché entrambi non adatti a questo mondo. Se però doveste scegliere fra questi due, quale scegliereste?

Bisogna essere ebbri. Tutto qui: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile peso del Tempo che vi spezza le spalle e vi piega verso terra, bisogna che v'inebriate senza tregua.
Ma di cosa? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. Ma inebriatevi.
E se a volte, sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fosso, nella triste solitudine della vostra camera, vi risvegliate e l'ebbrezza è già diminuita o svanita, chiedete al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a ogni cosa che fugge, che geme, che scorre, che canta, che parla, chiedete che ora è; e il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio vi risponderanno: "é l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martirizzati del Tempo, inebriatevi senza tregua! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro".
(Charles Baudelaire)

Da par suo Baudelaire, come potete vedere, apparteneva alla prima schiera di ebbri, esaltando lo stato stesso dell'ebbrezza come unica condizione dell'uomo per sfuggire alla triste consapevolezza dei propri limiti. Oggi, per conto mio, inebriarsi va bene ma bisogna star bene attenti di che che cosa ci si inebria.
Sono decisamente troppe le persone che si inebriano di passioni distruttive per sé e per gli altri: soldi, potere, violenza, sesso, egocentrismo... Infatti l'umanità pare stia andando a carte quarantotto, perdendo di vista quei punti cardinali che sono stati la sua guida in tutta la sua storia. Lo stato di ebbrezza non può e non deve farci dimenticare chi siamo e dove andiamo, non può e non deve farci interrompere quel processo evolutivo che ha portato l'uomo da rozza scimmia ad artefice di opere straordinarie, non può e non deve farci dimenticare la condizione di quanti non riescono ad avere nemmeno la decima parte di quanto è oggetto di godimento distratto da parte di chi è fortunato. L'ebrezza deve invece potenziare la nostra fede in noi stessi e le nostre capacità migliorandoci sempre di più nel processo evolutivo che continuerà fino a che l'uomo riuscirà a neutralizzare la forza distruttiva che è anche dentro di lui

lunedì 18 agosto 2008

Ignoranza

"L'ignoranza è na muntagna auta" dicevano gli antichi. Prima vedendola si cercava di scalarla, ma adesso non la si vede neanche... eppure è immensa. E' grave non vederla? No, vuol dire solo che si è alzato un po' troppo il gomito. Se nel frattempo non ci si è schiantati contro, da lucidi la si vede nuovamente.
Nel word 5 un giocatore che ha deciso di lasciarci ci lascia un avviso nel forum

1492 :
nn ho capito neanke dove mettere sto topic talmente è incasinata sta tribe....1 è questo dei motivi x cui vado..nn mi sn assolutamente trovato bene con degli ubriaconi cm voi..nn so neanke xk sn entrato qua...si dite pure quello ke volete su di me..nn partecipava, nn leggeva mai il forum, ma nn me ne frega niente xk questo è un gioco e mi pare assurdo ke se 1 vuole uscire x ifatti suoi senza dire ninte nn può..mi sembrate dei rigidi comunisti di merda in cui regime 1 nn può esprimersi liberamente! se volete piallarmi (so ke lo farete) fate pure..io nn do neanke importanza a tantissime teste di caxxo terrone cm voi..magari c'è anke qualke padano fra voi... percio lo invito a mandarmi un msg ke ci uniremo in un unica tribe padana...sn molto scontento di voi..nn me lo sarei mai aspettato uno skifo simile. Addio

w la lega, w l'italia w il duce - 1492 -

Cose da matti! Prima ci condanna dicendo che siamo una tribù-regime dove non c'è libertà di parola e poi inneggia al Duce!!!!!!!!!!

Comunque ci sono state molte risposte interessanti! Eccone una!

zemp89 :
Allora, ci hai dato degli ubriaconi, dei comunisti di merda e dei terroni.
Io l'alcool lo toccherò sì e no 1 volta al mese ma x motivi validi per festeggiare e divertirsi in compagnia.
Comunisti?? ah sì?? A parte il fatto che io sono di destra e mio nonno era il portalettere ufficiale del Duce (ma questo non c'entra un cazzo, ho ankio amici che sono più comunisti di Che Guevara in persona!!!) ti ricordo emerita testa di sterco che la censura e il divieto di libertà di parola l'aveva applicato in massa anche il Duce e tanti altri regimi di destra!! Quindi informati, prima di sparare boiate, ASINO!!!!!
E per finire....terroni?? Io sono di Verona e ci sono tanti altri qua dentro del nord...e sai che ti dico?? te e la tua tribù leghista attaccatela pure al culo che noi polentoni e terroni rimaniamo qui a divertirci!!!!
E poi dai sei ridicolo....prima inneggi al Duce e poi insulti i meridionali??? ma lo sai che nell'esercito del Duce e fra i suoi combattenti non c'era differenza fra nord e sud?? uno dei suoi motti era "L'Italia agli Italiani", non "L'Italia ai settentrionali"!!!!

Veramente raga....uno più asino di lui io non l'ho mai conosciuto....

e qui chiudo sennò andrei avanti ore a scrivere, grazie.

E' stata una cosa fenomenale. La gente come lui è come argilla nelle mani dei politici. Credono a quello che gli viene detto di credere e non si fanno troppe domande né si preoccupano di andare a cercare pareri diversi. Ad un certo punto, prima di andarsene, capisce che Mussolini non voleva di certo scindere l'Italia e allora per andare sul sicuro scrive "BOSSI 4EVER"

mercoledì 13 agosto 2008

Occhio ragazzi!

Riporto qui un messaggio circolare che ho inviato a tutta l'accademia IN-VINO-VERITAS oggi alle 19:12
Per chi non lo sapesse una buona parte dei giocatori che stanno nei SilvA o nei SILVER ci stanno perché hanno paura di ritorsioni!

Fra un paio di giorni è ferragosto, spero che per quel giorno vi stiate tutti divertendo a sguazzare nell'acqua salata o a fare i lupi in montagna.
Parlando degli affari di gioco: il direttivo avvisa che la tribù SILVER e la sua accademia SilvA stanno cercando validi giocatori e quindi invitano tutti i nostri senza nemmeno parlare con i diplomatici o gli amministratori per trattare eventuali scambi, alleanze etc.
Sappiamo che queste due tribù sono composte da fanatici del gioco.

Anche io sono stato invitato, ma dopo l'impresa di portare avanti il blog della tribù e dopo tutte le varie tempeste e avventure affrontate con questa alleanza non potrei mai abbandonarla. Spero che tutti voi decidiate di non lasciare gli ebbri. Soprattutto adesso che timidamente stiamo uscendo dai confini di questo gioco per creare un movimento di idee.
Le idee sono più leggere dei sogni quando a portarle è un solo uomo, ma diventano più concrete della realtà quando sono in tanti a condividerle.
Non ci abbandonate!

Il direttivo ebbro

Spero che questo messaggio raggiunga i cuori di tutti

L'ubriaco

video su YouTube
Guccini ricorda

Ieri Lave, al matrimonio di mio fratello, mi ha mostrato questa magnifica lirica intitolata "L'ubriaco" di cui, mi vergogno un po' ad ammetterlo, ho conosciuto l'esistenza proprio ieri scritta da Francesco Guccini. Non posso non metterla in questo blog accompagnata da due video bellissimi: la presentazione della canzone e la canzone vera e propria.


video su YouTube

Appoggiato sulle braccia, dietro al vetro d' un bicchiere,
alza appena un po' la faccia e domanda ancora da bere.
I rumori della strada filtran piano alle pareti,
dorme il gatto sulla panca e lo sporco appanna i vetri.
Cade il vino nel bicchiere poi nessuno più si muove
e non sai se fuori all'aria ci sia il sole oppur se piove.
E quell'uomo si ricorda e, per uno scherzo atroce,
quasi il vino gli dà forza, l'illusione gli dà voce.
E si alza sulle gambe, sbarra gli occhi e poi traballa,
come con i riflettori sopra il gesto delle braccia..
Ma si ferma all'improvviso e ricade giù a sedere,
torna l'ombra sul suo viso, torna il vino nel bicchiere.
E lontano, oltre, nel tempo, una folla misteriosa
è scattata tutta in piedi, grida: "Bravo, bene, ancora!"
Son tornati i riflettori sul suo viso e sulle mani,
si alza e accenna ad un inchino per quei pubblici lontani.
E più forte tra quei muri quella voce ora si è alzata
e fa tintinnare i vetri e rimbalza sulla strada...

domenica 10 agosto 2008

Il Vino degli Amanti


Il poeta francese Charles Baudelaire era solito elogiare nelle sue poesie hashish, oppio, alcol ed etere e per poterle elogiare a pieno ne faceva anche un uso smodato soprattutto nell'ultima fase della sua vita in cui non passava giorno senza che non fosse strafatto. Non per niente i critici con lui hanno cominciato a parlare di poeti maledetti. Su questa classificazione sono alquanto perplesso anche perché se proprio deve esserci qualcosa di maledetto credo che sia la società in cui questi poeti sono vissuti. Un poeta è più sensibile del normale e il suo poetare dipende sempre dal proprio stato d'animo che a sua volta è condizionato dall'ambiente.
Un poeta che assiste in prima persona ad un brusco declino della civiltà è chiaro che abbia delle reazioni.
Comunque sia Baudelaire, proprio per la sua fissa dell'alcol, ha lasciato abbondante materiale di cui gli ebbri vanno ghiotti! Come questi versi poco conosciuti intitolati "Il Vino degli Amanti"

Oggi lo spazio è splendido! Senza morsi né speroni o briglie,
via, sul vino, a cavallo verso un cielo divino e incantato!

Come due angeli che tortura un rovello implacabile oh,
nel cristallo azzurro del mattino, seguire il lontano meriggio!

Mollemente cullati sull'ala del turbine cerebrale, in un
delirio parallelo,

sorella, nuotando affiancati, fuggire senza riposi né tregue
verso il paradiso dei miei sogni.

sabato 9 agosto 2008

Un altro tipo di villaggio

Dopo l'illustrazione del villaggio ebbro mi è sembrato opportuno parlare di un altro tipo di villaggio di soli 100 abitanti molto particolare perché contenente tutti i problemi del mondo.
Se si potesse ridurre l'intera popolazione terrestre ad un villaggio di soli 100 abitanti mantenendo però le proporzioni, si avrebbero le seguenti situazioni: il villaggio sarebbe abitato da 57 asiatici, 21 europei, 4 persone delle Americhe tra nord e sud e 8 africani.
Le donne sarebbero 52 mentre gli uomini le restanti 48 persone. 70 persone non sarebbero bianche e ci sarebbero 30 cristiani e 11 omosessuali dichiarati. Due persone deterrebbero il 59% della ricchezza di tutto il villaggio e sarebbero nord americani, ma la cosa più impressionante è che su 100 persone 80 vivrebbero in una condizione subumana. Ben 70 non saprebbero leggere e 50 vivrebbero tormentati 24 ore su 24 dai morsi della fame. Una persona starebbe in punto di morte ed un'altra starebbe sul punto di nascere. In tutto il villaggio solo una persona avrebbe un'istruzione universitaria e sarebbe sempre solo una ad avere un PC.

Quando uno dice di essere sfigato ma non ha molte malattie, ha alcuni vestiti nell'armadio, una casa in cui vivere e se ha fame può mangiare, allora dovrebbe dare un'occhiata al resto del villaggio perché sta meglio del 70% circa dell'intera popolazione terrestre. Basta solo questo per stare una favola. Se hai addirittura dei soldi in banca allora sei nell'8% dei più ricchi al mondo. Se inoltre puoi anche andare in un bar a dire che non condividi delle opinioni qualsiasi senza essere arrestato, torturato o ucciso, allora te la passi meglio di 4 miliardi di persone. Se hai letto questo articolo puoi ritenerti un culo rotto rispetto a quei 2 miliardi di persone che non sanno nemmeno che significhi leggere, figuriamoci saper leggere.
Alcuni sostengono che sia impossibile calcolare il benessere di un paese ricco perché le persone ottenuto qualcosa, tendono a desiderare sempre dell'altro e quasi sempre si tratta di stronzate. Non state a casa a desiderare i miliardi per i porci comodi vostri. Pensate a fare qualcosa di buono, ma di veramente buono nella vita. Altrimenti non meritate la vostra agiatezza.

venerdì 8 agosto 2008

Un villaggio ebbro in Tribal Wars


Villaggio standard

Villaggio ebbro

I villaggi delle tribù ebbre in Tribal Wars sono diversi dai normali villaggi. Noi abbiamo altri tipi di risorse e unità che rappresentano il TOP della nostra organizzazione.
A sinistra potete trovare il normale villaggio presente in Tribal Wars e a destra un'illustrazione fatta da Catto29 che mostra le caratteristiche del villaggio ebbro!
La risorsa fondamentale su cui si basa tutta la nostra economia è l'uva con cui costantemente produciamo il vino che esportiamo in tutto i mondi virtuali di Tribal Wars. Non per niente le nostre tribù sono presenti un po' ovunque in modo da garantire un costante e ottimale rifornimento di questo prezioso nettare. Per garantire una grande produzione di vino abbiamo investito molto tempo e risorse nell'ampliamento dei nostri vigneti coltivati anche con mezzi non molto conosciuti nel medioevo che vanno dalle più comuni motoagricole classiche ai trattori scavallatori per il trattamento antiparassitario. I nostri villaggi, anche i più popolati, hanno gli abitanti molto dediti al loro lavoro. Ci sono dei giorni in cui su 50.000 abitanti ben 500 sono sobri!
Siamo perfettamente consapevoli che in fondo Tribal Wars è un gioco di strategia militare ed è per questo che possiamo disporre in caso di guerra delle nostre unità speciali barney che sono l'élite del nostro esercito.
L'assoluta mancanza di un banalissimo magazzino è un chiaro segnale che ad un occhio attento rivela subito il nostro stile di vita. Noi viviamo alla giornata e di questo giorno sono pochi i minuti in cui abbiamo una piena coscienza e siamo capaci di intendere!
Il magazzino ci risulta quindi inutile ed è stato opportunamente sostituito da un'area di deposito botti, necessarie per l'esportazione di grandi quantità di vino!
Che altro dire. Invitiamo tutti i giocatori di Tribal che si ritengono alla nostra altezza di entrare nelle nostre tribù e a tutti gli altri visitatori di partecipare al movimento ebbro da poco nato ufficialmente ma sotto sotto sempre esistito! okay

giovedì 7 agosto 2008

la nostra fila-strocca!!!

Ecco la filastrocca degli ebbri postata il 28.04 nel forum della tribù Dopo Sbronza del w3 dall'ebbro KILLER84.

KILLER84 :
Trinca, trinca, trinca,
buttalo giù con una spinta
poi vedrai che bella festa
la medicina del mondo in rovina
stai tranquillo è questa qua.

Galbusera beve solo barbera
fa lo slalom fra i lampioni
a schivarli tutti quanti son buoni
lui invece li butta giù.

Sua cugina beve solo benzina
e poi parte come un razzo
ora a Monza sta girando da un pezzo
chi sa quando si fermerà.

Trinca, trinca, trinca,
buttalo giù con una spinta
poi vedrai che bella festa
la medicina del mondo in rovina
stai tranquillo è questa qua.

Beatrice usa la lavatrice
suo marito gliel’ha comprata
e quando beve ha la sbronza frenata
fatto il pieno si ferma là.

Suo cognato beve solo moscato
si è inciuccato insieme al Marco
li han trovati seduti nel parco
a progettar la rivoluzion.

Trinca, trinca, trinca,
buttalo giù con una spinta
poi vedrai che bella festa
la medicina del mondo in rovina
stai tranquillo è questa qua.

Maria Rosa ha la sbronza amorosa
ogni fiasco un fidanzato
se cambia vino l’ha già bell’e scordato
mai nessuno la sposerà.

Rossi Antonia beve solo colonia
lei è un tipo sofisticato
e il suo singhiozzo è così profumato
che diventa un fatto snob.

Trinca, trinca, trinca,
buttalo giù con una spinta
poi vedrai che bella festa
la medicina del mondo in rovina
stai tranquillo è questa qua.

Poi c’è Amleto che vuol bere in segreto
e si mette a recitare
«Essere sbronzi o non essere sbronzi»
il dubbio atroce gli resterà.

Se il nonnino beve un buon grignolino
sente il suone delle campane (din don)
e poi sogna le sbronze serene
che verranno nell’aldilà.

Trinca, trinca, trinca,
buttalo giù con una spinta
poi vedrai che bella festa
la medicina del mondo in rovina
stai tranquillo è questa qua.

Ci sono stati vari comenti a questa filastrocca. Ne riporto alcuni:

Lave il 28.04. :
te killer sei sempre più pazzo! :P

Mariposa il 28.04. :
Killer.... di cosa hai abusato??? ti sarai mica sniffato il sale grosso?

Lave il 28.04. :
Facile che abbia sniffato anche del cemento a presa rapida.... :)

KILLER84 il 28.04. :
Ho sniffato la segatura al lavoro..

Catto29 il 28.04. :
HuuuuuHaaaaaaaaaa


Io invece ritengo che non sia poi così male come filastrocca!

mercoledì 6 agosto 2008

Il primo grande mistero!


Come è possibile per il singolo individuo cambiare il mondo secondo un'antica tradizione esoterica ebraica

José Saramago nel romanzo "Saggio sulla lucidità" ad un certo punto fa un'osservazione tra le più lucide della storia contemporanea. Egli scrive: "La cosa più usuale a questo mondo, in questi tempi in cui tentenniamo alla cieca, è di scontrarci, svoltando l'angolo più vicino, con uomini e donne nella maturità dell'esistenza e della prosperità, i quali, essendo stati ai diciott'anni, non solo le ridenti primavere dello stile, ma anche, e forse soprattutto, esuberanti rivoluzionari decisi a rovesciare il sistema dei padri e metterci al suo posto il paradiso, beh, della fraternità, si ritrovano ora, con una fermezza per lo meno uguale, impoltroniti in convinzioni e prassi che, dopo esser passate, per riscaldare e rendere più flessibili i muscoli, per una delle tante versioni del conservatorismo moderato, hanno finito per sfociare nel più sfrenato e reazionario egoismo. In parole non tanto cerimoniose, questi uomini e queste donne, davanti allo specchio della propria vita, sputano tutti i giorni sulla faccia di quel che sono stati lo scaracchio di ciò che sono".

Ci saranno sempre le persone che sognano di cambiare il mondo, ma è molto più facile che sia il mondo a cambiare le persone e questo è un grande mistero. Non esiste uno schema o un meccanismo preciso. Lentamente si cambia e da un difetto ne nascono due, si prova per un istante il piacere di riposarsi, piacere che una volta provato si desidera all'infinito. Solitamente viene meno qualcosa in cui si crede e dopo la delusione avviene il cambiamento. In questo modo anche gli spiriti ribelli e amanti del giusto vengono lentamente addomesticati e si adattano a vivere in uno squallore e degrado sempre maggiori.
Difficilmente facciamo caso a alle nostre trasformazioni e quasi mai ci confrontiamo con una nostra versione ancora immersa nei sogni e nella volonta di fare. Con un compromesso o due si accetta di seminare cattivi semi con la speranza che almeno un pezzo di terrà sarà destinato a qualcosa di buono. Sfortunatamente ciò non avviene quasi mai e anche se dovesse avvenire, quel poco di buono che è stato seminato verrà subito travolto dal male che nel frattempo ha avuto modo di crescere prosperoso nella terra vicina. Come è possibile che una realta fatta dagli uomini cambi gli uomini e non il contrario? È questo il vero mistero!

Facciamo un po' di matematica


Sul blog di Beppe Grillo ho trovato una serie di divertentissimi teoremi che spiegano come un sistema fallisca quando il livello di corruzione arriva alle stelle. Qualcosa sta offuscando la lucidità della nostra classe dirigente che imbottita di soldi, ottenuti con il tradimento della patria, senza accorgersene, guida il paese ubriacata dai saccheggi barbarici verso un canyon pieno di merda e disperazione. Magari se ne accorgono anche, ma chi se ne fotte!

Beppe Grillo :
Lo psiconano ha ragione. Per lui, l’arresto di Del Turco è “il solito teorema”. Il teorema Del Turco infatti dice:
“La somma dei due partiti (PDL e PDmenoelle) costruiti sui cateti è uguale all'area delle tangenti costruite sull'ipotenusa.”
Quanto vale l’ipotenusa?
La moderna teoria economica italiana fornisce una risposta con il teorema Craxi:
“La percentuale dei finanziamenti pubblici ai partiti, detta ipotenusa, corrisponde al 30% delle transazioni immateriali”.
Il teorema Craxi non può essere provato scientificamente, ma solo in natura, in quanto i finanziamenti sono occulti.
Una prova empirica del teorema Craxi è fornita dal debito pubblico. Se si calcola per approssimazione l’entità delle tangenti date ai partiti negli ultimi venti anni si arriva per largo difetto a 1661 miliardi di euro che corrisponde al debito pubblico attuale.
I teoremi Del Turco e Craxi sono alla base della legge della relatività ristretta di Berlusconi (detta ristretta per le dimensioni del soggetto):
“La giustizia è relativa e si applica solo per gli altri”. Lo studioso di prescrizioni Ghedini e il suo portavoce al governo Alfano precisano che per “altri” non si intendono comunque cariche pubbliche, mafiosi, banchieri e tutte le istituzioni nel senso più ampio.
La Teoria Argentina spiega infine gli effetti della concomitanza delle teorie Del Turco, Craxi e Berlusconi:
“Quando le tangenti superano la soglia della povertà generale dei cittadini, il sistema fallisce”.
Le conseguenze della Teoria Argentina sono illustrate nella Teoria di Piazzale Loreto:
“Quando il sistema fallisce, il responsabile viene appeso per i piedi o scappa a Hammamet”.

lunedì 4 agosto 2008

Novità per il blog


Sappiamo che gli ebbri hanno una percezione della realtà che non è neanche sufficiente alle loro esigenze. Possiamo solo immaginare quante siano le cose di questo mondo che ci sfuggono perché soltanto gli sciocchi ritengono che dopo svariate migliaia di anni di evoluzione non ci sia più niente da scoprire, più niente da creare, più niente di nuovo da immaginare. È ben vero che il grande matematico e fisico scozzese Lord Kelvin nel 1900 affermò che nella fisica non c’è più niente da scoprire. Da fare restano soltanto misurazioni sempre più precise, ma ovviamente all'epoca di Kelvin esisteva solo la fisica classica per cui dal suo punto di vista aveva ragione perché la fisica classica sarebbe terminata da lì a pochi anni. Quando si è andati col fare misurazioni sempre più precise, come il fisico aveva previsto, si è notato che molte cose non solo non tornavano, ma erano addirittura impossibili da comprendere al 100% con le nostre conoscenze e forse anche con le nostre capacità. Nascono le leggi probabilistiche, la relatività e tutta la fisica moderna piena di incertezze e perplessità.

Visto che la realtà fenomenica è uno specchio per le allodole che nasconde una marea di cose ignote mi è sembrato opportuno aprire una nuova rubrica nel blog dedicata ai cosiddetti misteri e alle nuove scoperte e teorie che non senza suscitare grosse polemiche e dibattiti vanno contro le conoscenze precostituite.
Non so ancora come chiamare questa nuova rubrica, perché chiamarla "misteri" sarebbe troppo banale e chiamarla "misteri ebbri" sarebbe troppo riduttivo. Accetto suggerimenti!

martedì 29 luglio 2008

Filosoficamente ebbro

L'ebbrezza dionisiaca contro il declino della civiltà

A te piace il mondo classico? La semplicità, la sapienza e la purezza della civiltà greca dove ogni uomo poteva crescere, studiare e sviluppare i propri interessi senza l'intrusione del bombardamento mediatico che ha caratterizzato la nostra era. Certo, è ovvio che anche gli antichi greci subissero un qualche genere di influenza dalle culture degli altri popoli confinanti, ma questo è un fenomeno positivo che non ha niente a che vedere con quello che sta succedendo a noi.
Ritornando alla domanda precedente: ci sono delle persone a cui gli antichi greci non piacciono. Una di queste è il filosofo Nietzsche.

L'ebbrezza dionisiaca contro l'omologazione

Egli riteneva che l'umanità con l'evolversi avesse perso l'elemento naturale che le aveva permesso di vivere in pace e tranquillità senza tutti i problemi generati dalla morale, strumento usato dai deboli per prevalere sui forti.
Le tragedie greche nate prima dell'avvento di Socrate e Platone sono per il filosofo tedesco i prodotti più emblematici ed interessanti della cultura greca. L'animo dell'ateniese che assisteva alla tragedia riscopriva in sé qualcosa di quell'elemento originario da cui la tragedia era scaturita, ossia la componente dionisiaca. Essa viene interpretata come una forza metafisica originaria della Natura, come un impulso vitale, che porta con sé l'ebbrezza e la soppressione del principium individuationis; il risultato è dunque un saldo legame tra uomo e uomo, e anche tra uomo e Natura, la cui forza plasmante fa sì che ogni individuo partecipi dell'Uno-Tutto.
Il dionisiaco in quanto “ebbrezza” rappresenta l'elemento dell'affermazione della vita, della spontaneità, dell'istinto umano, della giocosità, raffigurerà nelle successive opere la volontà di potenza. È l'impulso che esprime la forza vitale propria del superuomo, l'ebbrezza che trova la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza.
Bacco-Dionisio diventa al contempo sia espressione dello spirito dell'uomo primigenio, libero dalle convenzioni e dagli schiaccianti vincoli delle società più avanzate, sia espressione dello spirito poetico ed artistico di tutte le epoche.
Questo è il motivo per cui Dionisio non può non essere riscoperto da noi ebbri in un mondo dove la civiltà si è sviluppata in maniera esasperata e squilibrata a tal punto da perdere di significato quasi come quelle parole che ripetute in mente decine e decine di volte diventano vuote e prive di senso.

sabato 26 luglio 2008

È meglio una birra o una donna?

esemplare 1
esemplare 2

Curiosando tra i forum ho trovato un thread in cui c'era un divertente paragone tra una donna ed una birra fatto scoprendo analogie, al di là delle ovvie differenze, sorprendenti tra questi due improbabili termini di paragone.

Ovviamente sappiamo che una donna è infinitamente volte meglio di una birra, ma in preda all'euforia da single si è giunti ad una conclusione che molti potrebbero giudicare improponibile. Per questo motivo consiglio a chi potrebbe considerare troppo oltraggioso il risultato di questa curiosa riflessione di non continuare a leggere il testo.

Una birra è sempre bagnata.
La gnocca va incoraggiata.
* 1 Punto alla birra.

Una birra fa schifo servita calda.
* 1 Punto alla gnocca.

Una birra ghiacciata ti soddisfa.
* 1 Punto alla birra.

Se ti ritrovi un pelo nei denti bevendo birra, potresti aver voglia di vomitare.
* 1 Punto alla gnocca.

Se torni a casa puzzando di birra, tua moglie ti rimprovera.
Se torni a casa puzzando di gnocca, tua moglie potrebbe lasciarti.
* Punteggio pari (punti di vista!!!)

Dieci birre in una notte, e non puoi più guidare.
Dieci gnocche in una notte, e non c'e più bisogno di guidare.
* 1 Punto alla gnocca.

Compra troppa birra, e diventi grasso.
Compra troppa gnocca, e diventi povero.
* Punteggio pari.

Se ti fai una birra in un locale affollato, è normale.
Se ti fai una gnocca in un locale affollato, diventi un mito.
* 1 Punto alla gnocca.

Se un poliziotto ti sente addosso puzza di birra, potrebbe arrestarti.
Se un poliziotto ti sente addosso puzza di gnocca, potrebbe offrirti una birra.
* 1 Punto alla gnocca.

La birra, più è stagionata, meglio è.
* 1 Punto alla birra.

Se ti fai una birra con un preservativo indossato, non senti la differenza di gusto.
* 1 Punto alla birra.

Tanta birra può farti vedere gli ufo.
Tanta gnocca può farti vedere Dio.
* 1 Punto alla gnocca.

Se ti chiedi sempre come sarà la prossima gnocca, sei normale.
Se ti chiedi sempre come sarà la prossima birra, sei alcolizzato.
* 1 Punto alla gnocca.

Strappare l'etichetta da una bottiglia di birra è divertente.
Strappare le mutandine da una gnocca è MOLTO più divertente.
* 1 Punto alla gnocca.

Lo stato tassa la birra.
* 1 Punto alla gnocca.

Se provi a farti una birra durante il lavoro, potresti essere licenziato.
Se provi a farti una gnocca durante il lavoro, potresti essere arrestato con l'accusa di molestie sessuali.
* 1 Punto alla birra.

Se ti cade una birra, potrebbe rompersi.
Se ti cade una gnocca, potrebbe prenderti a calci in culo come il cane che sei.
* 1 Punto alla birra.

Se cambi birra, potresti amaramente ricordarti del vecchio sapore.
* 1 Punto alla gnocca.

La piu bella gnocca che ti sei mai fatto non è scomparsa appena te la sei goduta.
* 1 Punto alla gnocca.

La peggiore gnocca che ti sei mai fatto non è scomparsa appena te la sei goduta.
* 1 Punto alla birra.

Se ti fai un'altra birra, la prima non s'incazza.
* 1 Punto alla birra.

Sei sempre sicuro di essere il primo ad "aprire" una birra.
*1 Punto alla birra.

Se fai agitare una birra, dopo un po' si calma da sola.
*1 Punto alla birra.

Una birra non potrà mai renderti veramente felice
*1 Punto alla gnocca.

Bionda, rossa, bruna o nera, in qualsiasi momento puoi scegliere la birra che vuoi.
*1 Punto alla birra.

Di una birra, si sa esattamente al centesimo quanto verrà a costare.
*1 Punto alla birra.

La birra non si lamenta mai che le cinture di sicurezza sono troppo strette.
*1 Punto alla birra.

La birra non si lamenta mai se la porti dove vuoi tu.
*1 Punto alla birra.

La birra non ti dice di diventare vegetariano.
*1 Punto alla birra.

La birra non urla per piccolezze come il coperchio del cesso alzato.
*1 Punto alla birra.

La birra non ha una madre.
La birra non ha un avvocato.
*1 Punto alla birra.

La birra spesso ne sa più di computer di una donna...
*1 Punto alla birra.

La birra non impazzisce una volta al mese.
*1 Punto alla birra.

La birra non ti dice "zitto che svegli i bambini".
*1 Punto alla birra.

La birra non vuole la parità di diritti.
*1 Punto alla birra.

La birra non scapperà mai con la tua carta di credito.
*1 Punto alla birra.

Quando cambi birra, non devi pagare gli alimenti.
*1 Punto alla birra.

Quando prima la guardi, e poi le dici che te la vuoi fare, la birra non si mette a urlare.
*1 Punto alla birra.

* Punteggio finale: birra batte gnocca 26 - 14.

(se sei una donna ed in questo momento ti stai incazzando sappi che una birra non avrebbe rotto le palle se avesse perso questo scontro: un altro punto alla birra!)

venerdì 25 luglio 2008

Appello agli ebbri

Se riesci a leggere questo rigo hai tutti i requisiti necessari per scrivere nel blog degli ebbri

Cari ebbri, sto cercando scrittori per il nostro blog IN VINO VERITAS. Il blog sta avendo un discreto successo perché attualmente è la home page di due tribù ebbre che complessivamente superano i 300 membri. In più molti utenti di tribal hanno inserito l'indirizzo del blog nel proprio profilo.

Tuttavia attualmente mi trovo ad essere il factotum del blog in quanto oltre a scrivere devo anche amministrarlo. Il mio non è un compito gravoso perché mi piace scrivere per questo blog cercando di trattare ogni argomento in un'ottica ebbra e inoltre non ci sono obblighi di alcun tipo. Persino gli argomenti su cui ho scritto sono svariatissimi uniti tuttavia da un sottilissimo filo logico comune. Un blog che ha un unico componente che scrive prima o poi finisce con l'impoverirsi e anche la frequenza dei post è messa in serio pericolo. Il vero ebbro non ha paura di essere giudicato o di sbagliare, ma con molta naturalezza osserva e nota con occhio non conformista le stranezze del mondo in tutte le epoche, magari divertentosi e evitando di cadere nell'intento pseudo-moralistico di quest'epoca curiosa.
Per scrivere nel blog è necessario un account Google. Se siete interessati contattatemi o via email o sul blog stesso!

giovedì 24 luglio 2008

Un simpatico espediente di Aristotele



Aristotele insegna ad Alessandro, scena tratta da Alexander

Gellio nelle "Notti attiche" ci racconta un episodio degli ultimi giorni della vita di Aristotele che persino in punto di morte riesce a stupire con il suo incredibile tatto, scegliendo un successore del Peripato da lui fondato attraverso un simpatico espediente per non offendere nessuno.
Il filosofo ormai morente chiese che gli portassero sia il vino di Rodi sia quello di Lesbo (le due località da cui provenivano i due discepoli migliori) e dopo averli assaggiati entrambi giudicò che il migliore fosse quello di Lesbo. Tutti i presenti capirono che Aristotele non aveva giudicato i due vini, ma i suoi due discepoli e quindi dopo la sua morte tutti i discepoli passarono sotto la guida di Teofrasto, il discepolo di Lesbo.
E' evidente l'analogia: come esistono diversi tipi di vino, dagli aspri e robusti ai gradevoli e dolci, così esistono svariati caratteri e personalità tra gli uomini. Sta a noi invecchiare come un buon vino diventando sempre più gradevoli per quelli che ci circondano.

Gellio :
Il filosofo Aristotele, ormai all’età di circa 62 anni, era malato e sofferente nel corpo e con una tenue speranza di vita. Allora tutta la schiera dei suoi discepoli andò da lui pregandolo e scongiurandolo affinché egli stesso scegliesse un successore che ne prendesse il posto e il magistero da seguire poi dopo la sua morte come avevano seguito lui stesso, per completare e coltivare gli studi delle dottrine in cui erano stati istruiti da lui. Vi erano allora nella sua scuola molti allievi bravi, ma di questi due erano eccellenti, Teofrasto e Menedemo. Costoro superavano gli altri per talento e dottrina; l’uno era dell’isola di Lesbo, Menedemo, invece, di Rodi. Aristotele rispose che avrebbe fatto ciò che volevano, quando fosse stato per lui opportuno.

Poco tempo dopo, alla presenza di quegli stessi che avevano chiesto di designare un maestro, disse che il vino che allora beveva non si confaceva al suo stato di salute, anzi era dannoso e aspro e perciò si doveva cercarne uno forestiero, o uno di Rodi o uno di Lesbo. Chiese che glieli procurassero entrambi e disse che si sarebbe servito di quello che gli fosse piaciuto di più. Vanno, li cercano, li trovano, li portano. Allora Aristotele chiede il vino di Rodi, lo assaggia: “Robusto, disse, per Ercole, questo vino e gradevole”. Chiese poi quello di Lesbo. E, assaggiatolo allo stesso modo: “Entrambi di buona provenienza, ma più dolce il vino di Lesbo”. Come ebbe detto ciò, nessuno dubitò che con quella frase avesse scelto, in modo spiritoso e nello stesso tempo garbato, il suo successore, non il vino. Egli fu appunto Teofrasto di Lesbo, uomo di straordinaria soavità d’eloquio e contemporaneamente di vita. E così, essendo Aristotele morto dopo non molto tempo, passarono tutti sotto la guida di Teofrasto.
Traduzione ad opera di Splash Latino

Gellio, Noctes Atticae 13. 5. 1-12


Brano latino

martedì 22 luglio 2008

Alcune notizie storiche


Se come giustamente dice Ernest Hemingway: "il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo" è perché la storia del vino è un po' come la storia stessa dell'umanità e quindi risulta difficile tracciarne con precisione il corso: ogni civiltà, ogni impero, ogni vicenda politica e di potere ha avuto le proprie storie di vino, più o meno legate agli eventi stessi che hanno delineato il corso della storia.
Già illustri esperti di tutto il mondo hanno parlato a proposito del vino. Io mi limiterò semplicemente a presentare in modo semplice e sintetico le tappe fondamentali dello sviluppo di questa straordinaria bevanda, nella certezza che la conoscenza, seppure superficiale, di questo cammino ci permetta di apprezzare e capire meglio il vino di oggi.

Nei tempi antichi

La storia del vino muove i primi passi in oriente, nella culla della civiltà. La Bibbia, nella Genesi, ci riferisce di Noè che appena uscito dall'arca pianta una vigna e ne ottiene vino, fornendoci testimonianza del fatto che le tecniche enologiche erano ben conosiute già in epoca prediluviana.

Gli Egiziani furono maestri e depositari di tali tecniche. Con la cura e la precisione che li distingueva, tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Ne abbiamo testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano con grande ricchezza di particolari come si produceva il vino dei faraoni. Paradossalmente possiamo dire di sapere tutto e niente del loro vino, ovvero sappiamo come lo facevano ma non possiamo purtroppo sapere che sapore avesse!

Attraversi i Greci e i Fenici il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l'importanza del vino: a Polifemo, ad esempio, viene propinato puro un vino che secondo le usanze dell'epoca veniva diluito con 16 parti di acqua! A quel tempo il vino si diffuse proprio in terre come l'Italia, la Francia e la Spagna che ne sarebbero diventate la patria.

All'epoca dell'Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l'Europa settentrionale. I più celebri scrittori non lesinavano inchiostro per elargire i propri giudizi e decantare le virtù dei vini a loro più graditi. Si scrisse tanto sul vino che oggi non è difficile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli notevole sviluppo: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani cominciarono a usare barili in legno e bottiglie di vetro, introducendo, o quantomeno enfatizzando, il concetto di "annata" e "invecchiamento". Fu a partire dal secondo secolo che si cominciò a dare importanza alla coltivazione della vite in Borgogna, nella Loira e nella Champagne.

Nel Medioevo

Nei secoli bui del Medioevo il potere assoluto della Chiesa influì fortemente sullo sviluppo della vitivinicoltura, così come sullo sviluppo di ogni altro campo della vita sociale e artistica. Il vino, ma soprattutto il buon vino, era ancor più sinonimo di ricchezza e prestigio e l'eccellere nella produzione di qualità divenne per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita. I Benedettini, diffusi in tutta Europa, erano famosi per il loro vino e per il consumo non proprio moderato che ne facevano.

Quando Bernardo, ex monaco benedettino, fondò nel 1112 l'ordine dei Cistercensi, fu dato ulteriore impulso al tentativo di produrre vini di alta qualità specialmente in Borgogna, obiettivo alimentato anche dalla forte competizione tra le abazie.

Intanto Bordeaux fa storia a sè, dominata non dal potere ecclesiastico ma da interessi commerciali con l'Inghilterra, sempre più interessata al suo claret o chiaretto. Questo legame vinicolo tra Francia e Inghilterra, nonostante qualche peripezia, è destinato a durare nei secoli.

Si comincia a delineare fortemente in questi secoli il ruolo centrale della Francia nella produzione di grandi vini, ruolo che soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a conoscere degni antagonisti, fra i quali l'Italia.

Gli ultimi secoli

Gli ultimi secoli della nostra era sono stati testimoni di uno sviluppo straordinario delle tecniche vitivinicole. L'arrivo della cioccolata dall'America, del tè dalla Cina, del caffè dall'Arabia e la diffusione di birra e distillati nel XVII secolo, rese la vita difficile al vino, che perse il primato di unica bevanda sicura e conservabile. Questo ha spinto i produttori a cercare la migliore qualità per competere con i nuovi arrivati. L'evoluzione tecnologica nella lavorazione del vetro rese più facile la relizzazione di bottiglie adatte e la scoperta del sughero rese possibile condizioni di conservazione ideali.

Nella Champagne si cominciò a parlare di un monaco benedettino, Dom Perignon, famoso per il suo perfezionismo quasi maniacale e per il suo straordinario vino. Molti non sanno che l'obiettivo di Dom Perignon era quello di ottenere un vino perfettamente fermo, ma i suoi sforzi erano frustrati da un clima e da un terreno che facevano inesorabilmente rifermentare il vino nelle bottiglie rendendolo spumeggiante.

Nel XVIII secolo si consolidò la tendenza a produrre vini più intensi, scuri e fermentati a lungo. Cominciò ad affermarsi in questo contesto il porto come straordinario vino da lungo invecchiamento.

Intanto i grandi Chateau di Bordeaux continuavano a produrre vini di pregio per i loro migliori clienti, gli inglesi, che non hanno mai potuto contare su una produzione locale di quantità (e tantomeno di qualità).

Il XIX secolo ha vissuto la massima euforia vitivinicola. L'economia nazionale di molti paesi si basava sulla produzione di vino. Ma prima della fine del secolo, doveva abbattersi il grande flagello della filossera, un parassita che colpisce le radici della vite europea. Quasi tutti i vigneti d'Europa andarono distrutti o furono gravemente danneggiati. La soluzione , non certo indolore, fu quella di ripartire da zero innestando la vite europea sulla radice americana immune alla filossera.

La rivoluzione industriale ha cambiato, negli ultimi decenni, il mondo del vino. Grazie alle tecniche di refrigerazione dei vasi vinari, paesi caldi come la California e l'Australia hanno cominciato a produrre vini eccellenti, grazie anche a uve di eccezionale qualità. Il Nuovo Mondo ha avuto la capacità, grazie alla mancanza di convenzioni e condizionamenti, di imparare in fretta e raggiungere risultati straordinari in pochissimo tempo.

La situazione in Italia

Nel nostro paese si è sempre pensato di saper fare il vino meglio degli altri. Senza dubbio l'Italia è un paese strordinarimante vocato alla viticoltura (non dimentichiamo che i Greci la chiamavano Enotria, terra del vino). Purtroppo però questa vocazione del territorio non è stata mai sfruttata appieno. Pesano come un macigno le parole di quel viticoltore francese che negli anni '50 disse al grande Veronelli: "Voi da uve d'oro fate vini d'argento, noi da uve d'argento facciamo vini d'oro". Purtroppo aveva ragione. Dal Medioevo a oggi in molte zone d'Italia è cambiato ben poco nel modo di allevare viti e fare vino. Per i più, vige ancora la cultura del "vino del contadino" come massima lussuria enologica, finendo per scambiare per buon vino prodotti instabili e spesso maleodoranti.

Da alcuni anni per fortuna qualcosa sta cambiando. Sempre più aziende cominciano a lavorare sulla qualità, sulla bassa resa per ettaro e sull'applicazione di criteri scientifici in fase di vinificazione. Così al fianco di Sassicaia, Tignanello e compagnia stanno sorgendo una gran quantità di vini eccelenti che nulla hanno da invidiare ai grandi vini francesi, californiani o australiani.

Il potenziale dell'Italia vitivinicola è immenso e le aziende l'hanno capito. D'altra parte i consumatori si dividono ancora in "bevitori" e "degustatori", i primi (ancora la maggioranza) affezionati al vino della casa e un po' incuranti della qualità, i secondi più consapevoli del fatto che il vino può essere un'opera d'arte.